Il link della trasmissione di ieri condotta da Fabio Ciminiera sul mio ultimo cd "THE UNCLE", - il:2020-03-13
[Jazz. Un disco al giorno]
La puntata del giovedì di "Jazz. Un disco al giorno" - in onda alle 18, su www.radiostart.it - è dedicata a "The Uncle (Giano Bifronte)", disco di Francesco Cusa pubblicato nel 2020 per Improvvisatore Involontario / Kutmusic. Un lavoro doppio dedicato al pianista Gianni Lenoci, scomparso nell'autunno 2019
Jazz. Un disco al giorno è un programma di Fabio Ciminiera su RadiostART, in onda tutti i giorni dal lunedi al venerdì alle 18. La pagina di riferimento è invece Il tempo di un altro disco. Per ascoltare il programma basta andare su www.radiostart.it oppure utilizzare il player disponibile sulla pagina1 facebook.com/radiostart.it o la app TuneIn, gratuita sia per i dispositivi Apple che Android. Il link per scaricare tutti i podcast, invece, è www.radiostart.it/blog/category/jazz-un-disco-al-giorno/
At 6PM (CET), thursday's episode of "Jazz. Un disco al giorno" hosts "The Uncle (Giano Bifronte)", the record released by Francesco Cusa in 2020 for Improvvisatore Involontario / KutMusic
"Jazz. Un disco al giorno" is a program by Fabio Ciminiera on RadiostART, on air every day from Monday to Friday at 6PM CET. The reference page is facebook.com/iltempodiunaltrodisco. There are different ways to listen at the program: you can reach the website www.radiostart.it or use the player available on facebook.com/radiostart.it or through the TuneIn app, free for both Apple and Android devices. The link to listen and download all the podcasts is www.radiostart.it/blog/category/jazz-un-disco-al-giorno/
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Recensione di "The Uncle" a cura di "Tracce di Jazz". - il:2020-03-06
Grazie allo Zio Gianni. Francesco Cusa Trio/The Assassins :”The Uncle”
Doveva essere una collaborazione, è diventato (anche) un tributo. Il doppio cd di Francesco Cusa , batterista, compositore e scrittore catanese , originariamente intitolato “Giano Bifronte”, inciso con due formazioni impegnate nelle stesse cinque composizioni originali, è diventato “The Uncle”, in memoria ed omaggio all’arte ed alla vita del pianista barese Gianni Lenoci, scomparso prematuramente nel settembre 2019, poco più di un anno dopo l’incisione della session del Trio con Cusa, Giovanni Benvenuti ai sassofoni , e Ferdinando Romano al basso. Fin qui per la metà del lavoro distinta dal colore nero. Quella rossa, complementare, contiene l’interpretazione degli stessi brani a cura del gruppo Francesco Cusa & The Assassins,con Benvenuti, Romano e Valeria Sturba a voce, theremin, violino ed elettronica, al posto di Lenoci. La complessa articolazione dell’opera, due gruppi che suonano le stesse composizioni, già praticata da Cusa con “Jacques Lacan, a true musical story”, e due etichette in sinegia, Improvvisatore Involontario e Kutmusic, permette di confrontare, nell’arco complessivo di circa sessanta minuti, due diversi approcci ad una materia musicale fortemente strutturata, con parti tematiche dall’immediata presa e spazi di improvvisazione connaturati all’essenza delle composizioni. Il “gioco” concettuale del dualismo, espresso dal formato, trova riscontro anche nella struttura stessa delle singole composizioni, nelle quali parti tematiche ben definite e pronunciate da scanditi unisoni di sax e piano, ove fanno capolino echi di Monk, Steve Lacy ed Ornette, sono seguite da liberi spazi di improvvisazione di tutti gli strumenti, con cambi di clima anche improvvisi ed inaspettati.
Il contenuto di “The Uncle” si potrebbe raccontare così:
“Anthropophagy” : un tema iterativo elegantemente scandito contraddetto da uno swingante ed ironico passaggio, che apre ad una sezione dominata dal possente drumming di Cusa, base per gli interventi solisti del sax nello spazio definito dali interventi del pianoforte.
“Cospirology” : sax e piano protagonisti di un unisono tematico su scansione ritmica regolare e rassicurante, presto deviata verso un’esposizione del sax ed un’ampia improvvisazione del pianoforte caratterizzata da una progressione di clima emotivo fino al silenzio.
“Dr. Akagi” : un tempo decisamente più veloce apre la pronuncia del tema, per poi bruscamente entrare in una libera zona umbratile dove campeggiano il soliloqio del sax di Benvenuti e le frasi concatenate di Lenoci.
“Pharmacology”: ancora un tema in stile bop subito smentito da una misteriosa e minimale atmosfera informale sottolineata dalle percussioni e costruita dall’esteso dialogo fra un sax meditativo ed un pianoforte proiettato nel cosmo.
“Reumatology”: si parte da Ornette per entrare in una labirintica discesa verso l’assenza di forma nella quale gli accenti del sax sottolineano un pathos palpabile.
Ma si potrebbe parlare, più semplicemente, di una dialettica fra cuore e cervello, istinto e razionalità, struttura e astrattezza, forma e sua assenza.
La versione degli Assassins degli stessi brani si concede qualche ulteriore libertà formale, propiziata dalla presenza, in luogo del pianoforte di Lenoci, di Valeria Sturba, musicista che usualmente esprime il proprio lato dadaista nel gruppo OoopopoiooO con Vincenzo Vasi. Qui è impegnata al violino, al theremin, all’elettronica ed in parti vocali /rumoriste che caratterizzano “Cospirology” con uno scat surreale e sulfureo, “Dr Akagi” con il doppiaggio del sax, “Pharmacology”” con giochi vocali iterativi ed il corredo di noise vocale, “Reumatology” con ricorrenti vampate elettroniche. Notevole il trattamento riservato alla composizione iniziale, che in questa versione, grazie agli apporti elettrici ed elettronici, porta il jazz a diretto contatto con l’heavy metal.
Completano l’opera quattro poesie di Cusa per l’amico, maestro e confidente Gianni Lenoci, quattro creazioni che compiono un piccolo percorso, attraversato dall’incredulità e lo stupore per la scomparsa, dall’analisi dell’essenza primordiale del musicista (C’era una volta Gianni Lenoci) fino alla dolente rassegnazione affidata al ricordo (Un amico).
Gianni Lenoci, che Tdj ha ricordato con questa splendida e profonda intervista, per la ristretta cerchia di amici era The Uncle, e questo doppio cd, possibile viatico per esplorarne, a posteriori, vita ed opere, è un bel modo, per tutti, loro che suonano e noi che ascoltiamo, di dirgli grazie.
FCTrio e FC & THE ASSASSINS "The Uncle" per "One Man's Jazz". - il:2020-03-01
Bello che "One Man's Jazz" passi l'ultimo mio cd "The Uncle", uscito per Improvvisatore Involontario e Kutmusic di Nicola Battista, venga trasmesso insieme a tutti questi altri grandi artisti. Con Giovanni Benvenuti Valeria Sturba Gianni Lenoci Ferdinando Romano. Qui il link della trasmissione: https://www.onemansjazz.ca/february-27-2020-1141/
ONE MAN’S JAZZ - TONIGHT - FEB. 27
Tonight’s extravaganza is one of those globe-hopping shows that happen from time. It’s organic, there’s no plan, just all the geo-vibes coming together. So I’ll group the artists by country for a change. I hope you’ll like this show on taintradio .org at 9 pm ET (repeated next Monday at 4 am ET) and also available on onemansjazz.ca, mixcloud.com and allaboutjazz.com. You’ll hear some terrific new releases from Lisa Mezzacappa, Fredrik Lundin, Francesco Cusa & more, including the wrap-up for Black History Month.
Italy:
Piero Bittolo Bon & Bread and Fox * This Is Sour Music
Gianni Lenoci & HP3 * Stretching The Standards
Francesco Cusa - Drummer Trio & with The Assasins* The Uncle (Giano Bifronte)
DST * Kinetik - (Aut Records)
Fabio Delvò MUSIC & Rastplatz
USA:
Lisa Mezzacappa Six * Cosmicomics
Christian McBride * The Movement Revisited - (Mack Avenue Records)
Matana Roberts * Coin Coin Chapter IV Memphis (Constellation Records)
Antenna
Charles Rumback Trio * June Holiday (Astral Spirits)
Denmark:
Fredrik Lundin * 5 Go Adventuring Again & Maluba Orchestra
France:
Deep Ford * You May Cross Here (BMC - Budapest Music Center)
Denis Colin Trio * Something In Common
Germany:
Robert Lucaciu & Plot * Cadenza - (WhyPlayJazz)
England:
Evan Parker & Paul Lytton * Collected Calls (Revisited) (Jubilee) - (Intakt Records)
Portugal:
Carolos Peninha * Ponto De Vista
Argentina:
Pia Hernandez Trio * Lilith (Irazu)
and
David Liebman (USA) & Kristjan Randalu (Estonia) * Mussorgsky Pictures Revisited -(BMC - Budapest Music Center)
Mia intervista radio per "Speak Low", a cura di Danilo Blaiotta. - il:2020-02-26
Qui potete sentire L'ESTRATTO, della mia intervista a cura di Danilo Blaiotta nella sua trasmissione "Speak Low". Ho parlato dell'ultimo cd "The Uncle" appena uscito per Improvvisatore Involontario e Kutmusic di Nicola Battista, dedicato a Gianni Lenoci. Nel cd anche Valeria Sturba Ferdinando Romano Giovanni Benvenuti. https://www.radiocittaperta.it/podcast/intervista-a-francesco-cusa-speak-low-25-02-20
FC THE ASSASSINS/FCTRIO - "THE UNCLE" (Giano Bifronte) su Sicilia Report. - il:2020-02-02
INTERVISTA PER "Birdland'n Bo" trasmessa su Radio Kairos (AUDIO) - il:2020-01-14
Recensione di Giada Alù de "Il Surrealismo della Pianta Grassa". - il:2020-01-05
“Il surrealismo della pianta grassa”
Algra editore
Me lo porto dietro nei giorni di festa.
Il rosso della copertina è ben augurante e mi piace tenerlo nella mia capiente borsa nera. Nelle tenebre della mia borsa insieme alla pochette coi trucchi, monete sparse,portafogli blu, penne, fazzoletti e chiavi, il libro di Cusa diventa luce, illuminazione perenne, e pesa. Sembra come una palla dell’albero di Natale, quella più grossa più tonda più pesante che andrebbe messa in basso e invece te la trovi sempre in alto.
Ed ecco che in questi giorni, ho sempre trovato prima il libro nella mia borsa e solo dopo, ciò che cercavo nell’urgenza.
Urgenza di far che? Ed allora mi fermo, lo prendo in mano, pesa, è un malloppo, ha il peso di un vangelo!
so che devo trovare il momento giusto per cominciarlo e lo porto con me perché quel momento potrebbe arrivare all’improvviso, per esempio davanti i faraglioni di Acitrezza dove l’autore va solitamente a studiare e a lasciarsi ispirare. Ed invece lo comincio a casa, seduta sulla panca all’ingresso, poco prima di controllare di aver preso tutto ciò che mi serve dalla borsa. Comincio a leggerlo, Non dall’inizio. Non leggo la prefazione che per me risulta sempre uno spoiler e un’influenza da cui poi difficilmente potrei liberarmi. E così procedo. I titoli dei racconti rimandano a situazioni quotidiane che ognuno di noi vive.
Comincio da ... “la granita platonica a Catania”.
Il 31 Dicembre 2019.
Leggo il racconto almeno due, tre volte in loop e lo ripropongo a chiunque mi capiti a tiro nelle ore prima della mezzanotte.
Qualcuno ride di gusto, qualcuno sorride, molti rimangono sorpresi e le loro pupille diventano punti interrogativi davanti a me, donna dall’abito nero con un generoso décolleté, che tento di coprire con la sciarpa rossa che fa pendant col libro che tengo tra le mani, cercando di non perdere il segno.
Cusa scrive, senza catene.
È un pensiero libero, ed è la cosa che mi piace di più di lui, come amico e come scrittore.
Il suo pensiero odora di Libertà.
Ed oggi è difficile essere liberi, nei pensieri e nei fatti. Lui lo è, per quello che ci è dato leggere.
Libero e con sguardo critico e profondo verso tutti e tutto ci omaggia delle sue riflessioni che possono facilmente diventare nostre.
Di ciascuno.
Di chiunque voglia vivere veramente il suo tempo e la realtà che lo circonda, esercitando tutti i sensi di cui è dotato.
È un libro immanente!
Ed è anche un libro fotografico. In ogni rigo io ci vedo una immagine. E dunque per me ogni capitolo è un portfolio fotografico a colori, ben organizzato e ritmato.
Uno/due/tre righe e punto. E poi di nuovo. E poi altre immagini ed il lettore si sente al bar nello stesso momento in cui legge. Oppure per strada a passeggio col cane, oppure in spiaggia a parlar con le amiche o a far traballar “la panza”, oppure ancora al pub seduto al bancone.
È un libro ricco di immagini, di situazioni, di odori e rumori spesso molesti.
Sono pagine dense che fanno Vivere.
Sono riflessioni che ti invitano a leggere la tua stessa vita in un nuovo modo abbandonando la dicotomia tra buoni e cattivi ma riconoscendo l’uomo come un sistema così complesso e ricco e dunque non riesci a catalogarti più da nessuna parte, è un libro che rompe gli schemi della gente comune. Ma non è la prima volta che Cusa, con i libri, ci invita a far ciò.
Cusa scrive e conclude con un punto necessario solo a concludere la scrittura,appunto, ma in realtà è una virgola, che lascia aperta la mente del lettore e lo spinge ad altre infinite riflessioni.
Questo libro per me, è un portfolio infinito di immagini. Umanamente è come avere il mio amico Cusa a portata di mano! Sempre accanto, in una quotidianità ricca di social ma vuota di presenze.
Recensione di FRANCESCO CUSA & THE ASSASSINS MEET DUCCIO BERTINI «Black Poker» per Salt Peanuts - il:2019-12-28
FRANCESCO CUSA & THE ASSASSINS MEET DUCCIO BERTINI
«Black Poker»
CLEAN FEED CF504CD
Den sicilianske trommeslageren Francesco Cusa, kjenner jeg best fra noen heftige, italienske innspillinger og konserter innenfor den hardtslående og litt anarkistiske jazzen. Nå har han fått i oppdrag å skrive musikk for sitt band, The Assassins, som er vant til å improvisere relativt fritt, skulle kobles Florence Art Quartet, som er et klassisk kammerensemble bestående utelukkende av strykere. Cusa tok utfordringen, men ville alliere seg med en som kunne lede et slikt prosjekt, og en som var dreven på å gjøre arrangementer for en slik sammensetning, og han valgte den erfarne Duccio Bertini, som er viden kjent for å kunne fikse en slik kombinasjon.
Musikken er skrevet av Cusa, men uten Bertini, er det ikke sikkert dette hadde blitt mulig å gjennomføre på en slik måte det her blir. Vi får åtte «strekk», hvor Assassins legger mye av føringene for hva som skal skje, og så fungerer de fire strykerne mer som «påleggere» og fargeleggere.
I hovedsak er det tenorsaksofonisten Giovanni Bnvenuti som leder an i soliene, med pianisten Giulio Stermieri som medfølgende melodifører. Trompeteren Flaviio Zanuttini bidrar også fint, og Cusa selv er det som «fyrer den af» i bakgrunnen.
Men det er ikke utelukkende «jazzkvartett som blir kompet av strykekvartett». I andresporet, den fine og lyriske «The Act Of Killing Music (The King)», og i tredjesporet, «Clubs/Fiori» er det i stor grad strykekvartetten som regjerer, og hele veien fram til avslutningen, «Elegia» skifter man på å lede an, slik at det blir en fin helhet over det hele. I «The Act Of Killing Music (The King)» og i «Clubs/Fiorei», får vi også sekvenser hvor hammondorgel og bass legger deilige tema som strykerne og blåserne legger seg på, og vi får kanskje platas to fineste spor.
Og slik fortsetter det, med den be-bop-aktige «Dr. Akagi (The Queen)», hvor det swinger deilig og med fine brudd i det «tradisjonelle», balladen «Interludio», som kanskje er platas mest avanserte spor, «Diamonds/Quadri», som rusler deilig avgårde og «Kirtimukha (Hearts/Cuori)» før de avslutter med «Elegia», som blir en deilig og vakker avslutning på en variert og fin innspilling.
Og gjennom hele platen låter det bare så italiensk. Saksofonisten Gianluigi Trovesi fra Bergamo lenger nord i landet, har i mange år laget sin helt egen kombinasjon av jazz og den klassiske, italienske, gjerne litt dramatiske musikken. Og her synes jeg Francesco Cusa er i ferd med å følge i Trovesis spor på en ytterst spennende måte. Komposisjonene er vakre, arrangementene spennende, musikken kreativ, og det hele er satt sammen på en ytterst fin måte.
En plate som får italieneren fram i lytteren!
Jan Granlie
Francesco Cusa (dr), Giulio Stermieri (hammond, p), Flavio Zanuttini (tp, elec), Giovanni Benvenuti (ts), Danielle Iannaccone (vio), Lorenzo Borneo (vio), Agustino Mattioni (viola), Cristiano Saccni (c), Duccio Bertini (keys, arr)
Recensione de "Il Surrealismo della Pianta Grassa" per "Paesi Etnei" - il:2019-12-22
Francesco Cusa
Il surrealismo della pianta grassa
Algra Editore
Paesi Etnei Oggi Dicembre 2019
Le recensioni
L’ultimo numero del 2019 del mensile Paesi Etnei Oggi, propone in copertina l’attore Fabio Boga. Per la rubrica connessa al nostro blog, Salvatore Massimo Fazio presenta "Il surrealismo della pianta grassa", di Francesco Cusa (Algra Editore, 2019).
Recensione
È l’apolide Francesco Cusa, fino a qualche anno fa noto al grande pubblico solo come musicista jazz, tra i più rappresentativi d’Italia, a pubblicare un saggio dal titolo emblematico, "Il surrealismo della pianta grassa", per Algra Editore in questo dicembre 2019. Libro che spazia nel bordello sociale che in un modo o nell’altro lo ha visto protagonista.
Catanese, che oscilla la propria dimensione residenziale tra la provincia etnea, vive nel castellese, e Bologna, città che lo ha accolto quando decise di frequentare il DAMS, con questa sua nuova fatica propone alcuni capitoli non inediti, dato che trattasi di articoli già pubblicati e altre "zone del libro" riprendono ulteriori libri, quali Ridetti e ricontraddetti, e Amare dolci pillole. Ma la maturità ironica e schietta nel comunicare in frame di nuovi brevi capitoli, inediti assoluti, lo pongono sicuramente all’apice della propria carriera letteraria.
Una nota da non sottovalutare: il libro è dedicato al grande jazzista Gianni Lenoci, musicista, didatta, mentore, vate, amico fraterno, che con Francesco collaborò in giro per l’emisfero, sino a quando una triste sera del 30 settembre a.c., si colse la notizia della dipartita. Allo stesso Lenoci sono dedicati ispirazioni dirette: leggiamo a pag. 71 due omaggi a ciò che fu il luogo di ritrovo ogni volta che i due lavoravano in Sicilia: il fu ristorante L’oste Scuro, luogo di profezie musicali e calciofile, arricchite dal gusto dell’oste Enzo.
280 pagine di una visione che è ciò che appare, proprio perché Cusa non si nasconde come fanno imbroglioni della parola che tentano a tutti i costi di mettere in scena il Coup de théâtre per vendere qualche copia in più, trascirrebdi le serate dietro ad una piattaforma digitale a oltraggiare anche la memoria personale smarrita in risucchi nasali. Dilettoso, amorevole, cinico, mistico, sensibile, architetto delle piramidi che la panna crea sulla granita, cibo per eccellenza siciliano, che se non nasci in terra di trincia non conoscerai mai. E proprio la granita Francesco la onora, senza sberleffi, senza offese, senza tradirne e capovolgerne il senso, ad esempio, su come gustarla.
A canaglie che gli diedero del folle per le sue pratiche di studio yoga, ha risposta con lezioni che hanno cambiato il senso di vedere, ascoltare, vivere, innescando quel sentimento che è la sicilianeità dentro l’anti siculaggine.
Non manca, infine, il necessario sentimento di odio per ciò che è il nemico per eccellenza del sano vivere: nella metafora del peggio, alla Juventus consegna dignitosamente il nome che gli compete: rubentus!
Strenna natalizia immancabile sul nostro comodino per proseguire il viaggio verso l’insonnia.
I DIECI ANNI DI “ALTAI”: LA MIA ESPERIENZA NELLA REALIZZAZIONE DEL CD ISPIRATO AL ROMANZO DI WU MING. - il:2019-12-07
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I DIECI ANNI DI “ALTAI”: LA MIA ESPERIENZA NELLA REALIZZAZIONE DEL CD ISPIRATO AL ROMANZO DI WU MING.
Fu al contempo semplice ma non facile cimentarmi nell’elaborazione di questo cd realizzato con “Skinshout” - il duo che vedeva Gaia Mattiuzzi alla voce e il sottoscritto alla batteria -, e la partecipazione di Xabier Iriondo con il suo ampio e variegato strumentario. Avevo letto, come sempre, il romanzo, giacché allora la collaborazione con Wu Ming1 (che continua ancora) era molto fervida e si nutriva di performance, prefazioni ai cd e molto altro ancora, e avevo ricavato dalla lettura una sensazione di musicalità molto pregnante, peculiare rispetto al carattere dei romanzi precedenti. Così si era fatta pian piano sempre più pressante l’idea di concepire un lavoro discografico a partire da alcuni frammenti del romanzo che a me sembravano particolarmente evocativi e simbolici di tutta l’opera. Pensavo che la voce di Gaia Mattiuzzi, in grado di muoversi grandi estensioni e varietà di spettri timbrici, e la capacità di Xabier Iriondo di generare microcosmi sonori - oltre, naturalmente, al mio apporto percussivo - avrebbero potuto fornire il giusto mix alla realizzazione di questo cd. Nelle note dell’epoca scrivevo: “ricordo bene il mio approccio alla stesura progettuale di questo lavoro; avevo scelto dei frammenti del romanzo per creare delle evocazioni e suggestioni all’improvvisazione che sarebbero state condizionate dal canovaccio del testo scelto”. Di quel libro mi colpì innanzitutto la fascetta rossa che “presentava” il volume: “ è una boiata, proprio come ‘Q’ - 500.000 copie vendute”; la trovavo intrigante perché faceva da eco alle provocatorie produzioni nostre col collettivo-label Improvvisatore Involontario. Da sempre l’approccio dei Wu Ming alla rilettura storiografica, molto affine a quello della scuola di “Les Annales”, mi aveva appassionato, così come, nello specifico, l’ambientazione del romanzo, e soprattutto la battaglia di Famagosta con la tragica fine del veneziano Marcantonio Bragadin.
Con “Altai” i Wu Ming tornavano sulla “scena del crimine” (per usare le loro stesse parole), per quello che giocoforza doveva diventare un riferimento al mondo di “Q” - raffronto probabilmente vissuto nelle aspettative dei lettori e poco caldeggiato dagli scrittori stessi -, e così ho deciso di intervenire con la riscrittura sonora di alcune parti salienti del libro, in qualche modo per celebrare questo “ritorno” a certe ambientazioni storiche a me care.
È stata una ricerca volta a isolare le parti testuali più caotiche con l’intento di restituire i profumi dei mercati, delle spezie di Salonicco, il clangore delle armi nella battaglia, lo spirito introspettivo di certi dialoghi interiori, l’angoscia della fuga, e tutt’assieme le suggestioni che potevano essere evocate da un simile approccio al testo. In questo senso il lavoro prezioso di Gaia Mattiuzzi e Xabier Iriondo (con il suo “Mahai Metak”, “subdolo bouzouki dell’inferno”, come ebbe a definirlo lo stesso Wu Ming1) ci ha consentito di viaggiare con la mente e con il corpo durante tutta la seduta di registrazione: dalle nebbie padane alle calli veneziane, verso oriente, il meticciato, la Babele delle lingue, la polvere da sparo e il fracasso dei mortai, la carne e il sangue dell’assedio di Famagosta.
A ripensarci bene, sono trascorsi dieci anni, e il mio mondo, il nostro mondo di allora, forse mi appare più distante degli echi di vita del protagonista del romanzo, Manuel Cardoso. Il mutare esponenziale delle antropologie delle “società schiumizzate” (per dirla con Sloterdijk), rende sfasato il passato prossimo rispetto a quello remoto, e restituisce alla mia memoria un gioco di sovrapposizioni e flashback che collocano questo cd come oggetto in perenne metamorfosi, al contempo prossimo e distante. Le vicende di Cardoso paiono così fondersi con le note di questo “Altai”, che ascolto adesso, come fosse la prima volta.
Francesco Cusa
Seguimi!
PLAY MUSIC!