Articolo su "La Sicilia" per la rassegna da me diretta: "Stralunata". - il:2019-08-29
Recensione del concerto di FCTrio alla Valle dei Templi. Il Giornale della Musica: Nazim Comunale - il:2019-08-28
Musiche oblique nella Valle dei Templi
Doppio set da ricordare all'Arcosoli Jazz Festival, con l'FCT Trio di Francesco Cusa e la chitarra sarda di Paolo Angeli
Nazim Comunale
RECENSIONE JAZZ
28 AGOSTO 2019
Fuochi d'artificio per la terza e ultima serata dell'Arcosoli Jazz Festival, rassegna giunta all'ottava edizione e che ha luogo nel magnifico scenario della Valle dei Templi di Agrigento.
Inizia l'FCT Trio, con Francesco Cusa (batteria e composizioni), Giovanni Benvenuti (sax tenore) e Ferdinando Romano (contrabbasso). Swing non euclideo, corse a perdifiato in labirinti ornettiani, cubi di Rubik, un omaggio alla memoria privo di qualsiasi attitudine calligrafica; un perfetto esperimento di falsi standard capace di produrre una musica camaleontica, fluida, rigorosa e ipnotica. Il baricentro pare spostarsi continuamente in avanti o di lato, quando l'orecchio crede di averlo colto.
Cusa tiene le redini, lievissimo e cruciale, contrabbasso e sax si muovono su linee e figure oblique e minimali. Gli sbalzi continui e gli agguati al prevedibile possono ricordare il fare ipercinetico di certe partiture zorniane, temperato però in questo caso da una vena piú meditabonda, quasi filosofica. Tra sogni dove si incontrano Don Cherry e Marylin Manson, complotti contro le buone maniere jazz, minuscole voragini e sottili vertigini; il set vola via in un batter d'occhio, plastica dimostrazione dell'antica sapienza artigiana di musicisti che abitano strambe terre di mezzo tra classicità e avanguardia, tra spartito e improvvisazione: i pezzi riservano continui colpi di scena ma mantengono una pulsazione celeste e puntualissima, restando sempre nitidi, asciutti, senza un filo di superfluo addosso, eleganti nel non cadere mai nelle trappole della didascalia. Un trio eccellente, da esportazione.
A seguire Paolo Angeli con la sua chitarra sarda preparata, a presentare l'ultimo lavoro, 22.22 Free Radiohead. Lo strumento-orchestra, col suo arsenale di corde supplementari, martelletti collegati a cavi di bicicletta e suonati coi piedi, eliche azionate da motorini di walkman, é un oggetto-mondo in grado di spalancare universi. Timbricamente ricchissima e inimitabile, questa iperchitarra puó suonare come una kora, un violoncello, sprigionare bagliori noise, farsi basso o percussione. I temi art-pop della band di Thom Yorke fungono da testo e pretesto da cui prendere spunto per improvvisazioni, esplorazioni, navigazioni in un oceano di suono dal quale affiorano detriti e memorie di ogni tipo: folk di mondi reali e paralleli, echi di canti popolari sardi, rumore ispido e delicatissimo, flamenco cubista, venti arabi che fanno sbattere le finestre.
L'approccio di Angeli non é quello del mero interprete, una febbre creativa gli muove testa, cuore e mani, rendendolo artefice di una musica che risale le correnti di molti fiumi per raggiungere la sorgente da cui probabilmente tutto cominciò: il Suono. Tra l'arcaico e il progressivo nel senso piú ampio del termine, il chitarrista gallurese è, oltre che artista sensibile, ascoltatore curioso e attento e dagli orizzonti vasti e questa apertura totale risuona lungo tutto il concerto. Col tempio di Giunone ad incombere benevolo alle spalle, Angeli da solo suona come tutte le lingue della Torre di Babele: i Sonic Youth persi nel suq di Marrakech, un canto a chitarra della tradizione sarda tramutato in un canone à la Björk, ombre di Leo Brouwer, i graffi lirici della chitarra parlante come ci ha insegnato Fred Frith e chissà quanto altro.
Tutto si tiene in questo Mediterraneo globale, reale e metaforico, tradotto in una musica da brividi, che giustamente gira il mondo.
Un plauso sincero ai protagonisti del doppio set (entrambi cresciuti nella fucina creativa della Bologna degli anni Novanta) e a Sandro Sciarratta, contrabbassista, agitatore culturale e direttore artistico di una manifestazione a cui auguriamo lunga vita.
Recensione di Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini - Black Poker per "Jazz Convention", a cura di Fulvio Caprera. - il:2019-07-16
Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini - Black Poker
Cleen Feed - 2018
Francesco Cusa: batteria
Giulio Stermieri: pianoforte, organo Hammond
Flavio Zanuttini: tromba, elettronica
Giovanni Benvenuti: sax tenore
Florence Art Quartet
Daniele Iannaccone: violino
Lorenzo Borneo: violino
Agostino Mattioni: viola
Cristiano Sacchi: violoncello
Duccio Bertini: tastiere in Elegia
Black Poker è un disco particolare che possiede una struttura anomala ma riuscita: da una parte c'è un classico quartetto jazz con hammond e senza contrabbasso; dall'altra un quartetto d'archi - il Florence Arte Quartet - di estrazione cameristica. Tra queste binarie strutture strumentali s'inseriscono due musicisti diversi tra loro ma accomunanti dallo stesso senso di ricerca e rischio: il batterista Francesco Cusa e il sassofonista e direttore d'orchestra Duccio Bertini. Quest'ultimo ha anche firmato due brani, Interludio ed Elegia, e arrangiato tutte le composizioni del disco. La musica di Black Poker contiene un chè di misterioso: l'atmosfera del disco ha un taglio fatalista e nello stesso tempo oscuro. Sembra che qualcuno stia li a giocare con il destino degli uomini, quasi come in un film di Roger Corman. A tratti, con le dovute distanze, sembra che richiami alcuni fantasmi tenebrosi e oscuri sceneggiati in Tales of Mystery and Imagination degli Alan Parsons Project. Ma al di là delle impressioni che possono sembrare astratte c'è un disco concreto dove il quartetto d'archi si muove non a supporto ma come protagonista dialogante dell'anima jazz. The Assassins hanno un timbro ben preciso, incalzante, che colpisce subito con l'attacco di Spades/Picche. A questo s'aggrega il violino, tagliente nella sua leggiadra e poetica narrazione. Il resto lo fanno le seconde linee d'archi prima di concedersi con costrutto all'elettronica. Ancora gli archi protagonisti delle aperture di The Act Of Killing Music e Clubs/Fiori. In entrambi i brani introducono il tema, si alternano con il quartetto jazz, cambiano direzione e colori per poi rientrare nel costrutto narrativo. Diverso è Dr. Akagi, dove l'attacco di tromba e sax danno uno sviluppo free bop al pezzo valorizzato anche dagli impasti sonori pensati da Bertini, che in seguito concede in esclusiva la scena al quartetto d'archi in Interludio. Diamonds riparte con i fiati, in avanguardia, seguendo una linea temporale da sequenza filmica. Il pianoforte ricalca il tema spalleggiato da una tromba apparentemente lontana ed esile nel suono. In Kirtimukha il combo inizia velocissimo per poi dare spazio al monologo di sax che viene smorzato dall'abbraccio degli archi. Il sipario di Black Poker si chiude con le liriche di Elegia, una giusta fine per un'opera totale e d'avanguardia. Gli archi disegnano in autonomia lo scenario conclusivo di un disco affascinante e di moderna connotazione.
Una bella intervista da parte di Radio Zammù, la radio dell'università di Catania, a me e a Daniele Cavallaro, in occasione della nascita della casa editrice "Lunaria" - il:2019-07-16
Una mi intervista per "Sicilia Report" in merito alla mia direzione artistica di "Stralunata". - il:2019-07-12
“Stralunata”, questo il nome della rassegna letteraria-musicale che dal 15 luglio al 1 settembre 2019 a Catania, sollazzerà i catanesi e i turisti che avranno modo di assistere agli spettacoli ideati e curati da Francesco Cusa. La manifestazione, promossa ed organizzata da Lunaria Edizioni e realizzata in collaborazione con l’associazione culturale Gammazita e la biblioteca urbana Piazza dei libri rappresenta visioni, emozioni, globalizzazione e glocalizzazione all’interno di uno spazio che può diventare “Arte-Mondo”. Ho pensato quindi, di fare due chiacchiere con il mio “vulcanico” amico Francesco, che è sempre preso dalle sue idee, dalle faccende, dalle contemplazioni e dalle frenesie “dirompenti”.
Come nasce l’idea di stralunata?
Nasce da un invito da parte del centro culturale “Gammazita”, che mi ha chiesto di ideare una rassegna a partire dalle conoscenze dirette che potevo vantare con molti degli artisti presenti nella rassegna. Sono molto felice di ricoprire il ruolo di direttore artistico per una bella iniziativa che si tiene nella mia città. Le rare volte che mi mi viene chiesta una consulenza, accetto sempre di buon grado. Con poche risorse e grandi passioni si può fare davvero tanto.
In cosa consistono questi duelli tra scrittori musicisti?
Il focus è quello dell’improvvisazione. Chiedo agli invitati di non preparare nulla e di lasciare che i canovacci del testo incontrino l’estemporaneità della recitazione e della sonorizzazione. In questo senso è una rassegna che vede la performance come strumento sinestetico, come “medium” dialettico alla fruizione delle opere presentate.
Ci sarà uno spazio interattivo per gli spettatori?
Non saprei risponderti. Me lo auguro, purché non diventi molesto. Di certo, potranno esserci domande rivolte dagli spettatori agli artisti durante le varie serate.
Ci sarà un seguito e un’esportazione del format?
Me lo auguro fortemente. Sono arrivate tantissime richieste da parte di scrittori e musicisti, dunque sarebbe bello continuare presso Gammazita e proporre questo format altrove, anche per pubblicizzare la nascente casa editrice “Lunaria”, che parte secondo auspici davvero affascinanti.
È pura sicilianità o l’intenzione è quella cosmopolita di comunicare al mondo la leggerezza della cultura?
La Sicilia è un continente, storicamente è da sempre terra di sincretismi e luogo meticciato tra i più singolari al mondo. Qui tra un bar e l’altro si celebra l’arte del dettaglio in chiave “nabokoviana”. Oserei dire che la Sicilia è cosmopolita per “vocazione”, vista la posizione centrale che occupa nel Mediterraneo. Geograficamente, e dunque culturalmente, si è sempre posta come crocevia di idiomi e linguaggi, e dunque di una semantica cangiante, soprattutto nella sua parte orientale, funestata da millenni dalla violenza distruttiva di cataclismi ed eruzioni. Occorrerebbe intendersi sul significato attuale di “cultura” per poter azzardare una risposta plausibile. E anche sul significato del termine “leggerezza”.
La tua vita, tra due città. Un rapporto di amore odio che converge nell’arte?
Cerco di prendere il meglio da Catania e da Bologna. E’ molto faticoso scegliere di vivere per due mesi in un luogo e due mesi nell’altro. Ma alla fine lo ritengo processo stimolante. E’ un ricambio energetico continuo. Di solito, vado via quando sto cominciando ad abituarmi ai ritmi della città. Certamente tutto ciò ha anche un’influenza in ciò che produco.
Esiste secondo te un contenitore dell’arte o è l’arte che contiene il mondo?
L’arte non può essere “contenuta” giacché espressione del Sacro, del Tremendo, dell’Incommensurabile. Essa tracima e offre scampoli di atroce Bellezza a dispetto dei contenitori, degli spazi-comfort ideati dall’uomo. L’arte è l’espressione di tutto ciò che non può essere intrappolato in un museo, in un teatro, in una mostra, in un format. E’ tutto ciò che tracima dagli spazi della fruizione e ferisce la coscienza dell’uomo. L’arte è ciò che resiste alla normalizzazione. Dunque la risposta è: l’arte è la palingenesi del mondo.
C’è qualche speranza di salvezza?
Da cosa? Non c’è niente da salvare. Siamo fortunati a essere incarnati e a godere della bellezza del campare. La salvezza è per chi non ha capacità di armonizzare la “jouissance”. La Gioia, lo si sa, può essere molto più devastante del Dolore. Il Dolore rimanda al corpo, la Gioia alle meraviglie dell’anima. Fuori dal tempo e dallo spazio non c’è alcuna necessità di redenzione.
Francesco, regalaci, se vuoi, un aforisma a conclusione di questa chiacchierata…
“Tac(q)uino: ove scrissi tutto ciò di cui mai parlai”. Questo e altri finiranno nel prossimo mio saggio, “Il Surrealismo della Pianta Grassa” - insieme ad altri pensieri e piccoli racconti di vita -, che sarà edito da “Algra Editore” di Alfio Grasso, altra bella realtà editoriale catanese.
Recensione di FCTrio "From Sun Ra to Donald Trump" a cusa di Enrico Bettinello. - il:2019-06-18
FC & THE ASSASSINS per ScannerFM - il:2019-05-22
In piacevole compagnia: Ribot, Albert Marquès, Sabina Witt, Mary Halvorson, Francesco Cusa -Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini, “The Act Of Killing Music (The King)” —al disc Black Poker (Clean Feed, 2018).With Giovanni Benvenuti Flavio Zanuttini Giulio Stermieri.
Uno speciale su Francesco Cusa a cura di Patrizio De Santis - il:2019-05-15
[- Francesco Cusa, lo sguardo inquieto del musicista Jazz nel mondo introspettivo della parola attraverso una scrittura interiore ed esteriore narrativo, poetica letteraria. Una personalità trasversale che si muove tra il cartaceo e il virtuale cercando di rompere ogni schema - ]
Introduzione servizio :
Francesco Cusa, nato a Catania nel 1966 è un interessante personaggio della cultura italiana, ai più noto come batterista, compositore e improvvisatore di Jazz sperimentale e d' avanguardia nel panorama indipendente italiano, in verità questo uomo è un interessante agitatore sociale e culturale, poeta, scrittore, saggista, fondatore di associazioni e movimenti artistici di grande pregio : in musica voglio citare il collettivo Basse Sfere, di cui conservo il ricordo, e che rese Bologna un centro più tosto importante ed effervescente per quel che concerne la scene Free della libera improvvisazione emiliana degli anni novanta, a cui va accostato poi il ruolo di discografico indipendente con la label " Improvvisatore Involontario "nata da un progetto condiviso con Paolo Sorge e Carlo Natoli, situazioni che da sole parlano di una grande volontà e sopratutto capacità di ritagliarsi spazi d' indipendenza intellettuale e artistica.
Francesco Cusa è anche un attento studioso della controinformazione politica e un attento osservatore delle rivoluzioni digitali e multimediali, con un occhio particolarmente indagatore e analitico per quel che concerne l' esoterismo applicato alle associazioni massoniche. In sintesi, una personalità cosi difficile da incasellare e da etichettare che richiederebbe un tempo di approfondimento sicuramente di largo respiro e narrazione critica, io voglio però sintetizzare la mia scrittura in un piccolo segmento dei suoi progetti, analizzando in questo servizio il suo ruolo di scrittore e di poeta, infine come questo artista riesce ad applicare la scrittura narrativa e poetica alla batteria e all' improvvisazione d' avanguardia jazz, con un cenno del suo spettacolo concettuale Books & Drum per poi cercare di introdurre tutti gli altri aspetti che ruotano intorno al suo mondo. Quindi voglio recensire due libri in mio possesso che considero veramente straordinari, in particolar modo originali e piacevolmente " spiazzanti " , specificando che Cusa ha già diverse pubblicazioni cartacee alle spalle, equamente suddivise in racconti letterari, oppure di poesia, o letteratura in prosa. Per un romanzo ufficiale si dovrà forse attendere, per il momento segnalo che esiste anche la figura del Blogger Cusa che come me si occupa di recensire cinema, romanzi e spettacoli teatrali.
Questo servizio per me sarà piacevole ma visto che sono un' autodidatta anche molto impegnativo, perché nasce come se fosse una scommessa, senza contare che sento la necessità di rinnovare il mio spazio culturale e sentirmi più contemporaneo e nel contempo ho desiderio di trattare argomenti di cultura nazionale.
E' sicuramente un bene il voler allargare il raggio delle tematiche di My Ideal Blog per misurarmi con questa poliedrica figura dell' arte e della cultura italiana alternativa e sotterranea, e volendo Francesco ha aperto la strada anche al sottoscritto. In più l' argomentazione si va ad integrare ad altre realtà di Bologna da me ampiamente trattate, ricordo la pittura digitale, e in generale l' arte multiculturale di Mataro da Vergato, conosciuto attraverso Radiocittà Fujiko, Gianni Venturi e il suo progetto Mantra Informatico, la trilogia musicale e politica di Lucio Dalla e il poeta, professore e intellettuale Roberto Roversi.
Nel fondo articolo vi allegherò dei link Web per poter seguire Francesco Cusa in tutte le molteplici evoluzioni professionali, culturali, live e virtuali. Annuncio che in futuro ritorneremo nel luogo del delitto, magari parlando del progetto musicale Francesco Cusa & The Assassins nella rubrica di approfondimento " La Stanza della Musica "
[ - Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa", raccolta di racconti di Francesco Cusa con le illustrazioni del disegnatore Daniele La Planca. - ]
Uno dei progetti più interessanti di Francesco Cusa è indubbiamente la scrittura narrativa del racconto orrorifico, surreale e grottesco che si fonda sugli elementi e le esperienze della realtà quotidiana, che vengono filtrati come in un tracciato di trame oniriche creando a sua volta un effetto spiazzante e di inquietante sconcerto nel lettore. Sarebbe molto banale e riduttivo incasellare un libro come Novelle Crudeli della Eris, una meritevole casa editrice indipendente nel vacuo calderone della scrittura orrorifica, perché non è nulla di tutto questo considerando che ogni racconto presente nell' opera di Cusa tradisce fondamentalmente una critica alla società, un aspetto che si coglie sopratutto nell' ironia cattiva e impietosa e quindi nel sarcasmo utilizzato dall' autore.
E' ovvio dire che il senso della scrittura risiede nella novità, e non solo nello stile, quindi un musicista poliedrico e versatile dell' impro jazz italiano come Cusa forse trova una prospettiva diversa per agire in veste di scrittore in un mondo più tosto inflazionato, perché ci offre argomenti e prospettive interessanti, e volendo guardare nel passato magari ci sono delle reminiscenze culturali giovanili, io le intravedo nei figli del movimento universitario della " Pantera bolognese " e quindi come non citare l' appena successiva scena dei Cannibali documentata in " Gioventù Cannibale ", un fenomeno culturale che poi prese piede come un movimento letterario nazionale, un aureo periodo poi scemato nel consenso e delle lusinghe del mercato. Erano gli stessi anni di Basse Sfere e Francesco Cusa era presente con la sua scena di Jazz sperimentale, accanto alla bravissima Cristina Zavalloni.
In Novelle Crudeli la cosa che mi ha colpito sono gli scenari legati alla Sicilia, attraverso Catania, e l' Emilia Romagna con Bologna, e questo anche perché sono stato nelle due regioni e quindi mi sono reso subito conto che i racconti di Francesco Cusa sono in grado di restituire sempre una parte della realtà, e per un lettore questo non è un aspetto marginale ma al contrario è fondamentale per meglio interpretare quello che è l' immaginario visionario e grottesco della storia, perlomeno da casa, seduti sulla poltrona di un comodo divano.
La scrittura di Novelle Crudeli potrebbe essere letta come un caotico delirio organizzato per sviscerare in verità tutto ciò che nella realtà è il mondo dell' eterna contraddizione tra il male e il bene, perché attraverso un linguaggio politicamente scorretto noi siamo più lucidi e consapevoli per poter osservare e leggere con occhi diversi il nostro presente. Le Novelle Crudeli sono delle cronistorie in veste di potenziali incubi "perfetti" per raccontare gli anni 2.0 ma nell' anarchia irriverente dell' autore mi ritorna in mente una certa canzone d' autore genovese, per esempio un brano di Fabrizio De André, " La Città Vecchia ", oppure la traduzione italiana di Desolation Row di Bob Dylan, ossia " Via della povertà " ( Le trovate entrambe nel disco Canzoni, del 1974, edito dalla Produttori Associati, e ristampato da Sony/ BMG in CD)
Ogni parola utilizzata da Cusa è filtrata attraverso una suggestione terrena ma nel contempo irreale, quindi estraniante, e questo semplicemente perché l' autore fa prendere vita ai pensieri dei personaggi come se ad un certo punto un folata di vento li inducesse al compimento di una folle danza vertiginosa e proprio sul punto di cadere [...] arrivano dei punti di sospensione, oppure il dubbio di una situazione irrisolta e persa per sempre in un allucinante enorme punto interrogativo.
Se ci pensiamo bene noi stiamo vivendo i rapporti umani esattamente così, come se fossero delle Novelle Crudeli dove una grottesca esistenza quotidiana prevale su tutto, attraverso un confuso e schizofrenico senso di alienazione collettiva globalizzata, il tutto centrifugato come in una malattia virale dell' animo e della mente umana. Anche se nel leggere questi racconti tutti voi cercaste di negarne l' aspetto reale vi ritrovereste nell' eterno paradosso della contraddizione umana, che è la dualità tra il bene e il male e per comprendere il senso di ogni cosa occorre conquistarne l' equilibrio, cosa che vale per la scrittura o la lettura di un libro, come per qualsiasi altro aspetto della vita, per esempio la mia recensione.
Menziono le illustrazioni di Daniele La Placa, classe 1979, un nome nuovo ma importante nel mondo del disegno italiano, anche perché ha saputo interpretare Cusa con un tocco scuro e crepuscolare, visionario ma inquieto e disturbato, giocando con il grigio cenere e il nero seppia e con la sfumatura e la luminosità. Io venivo dall' Istituto d' Arte e inizialmente ho cercato di muovermi esattamente in questo stile, scegliendo dei soggetti erotici molto forti e morbosi. La Placa mi mostra la metodologia creativa del lavoro, l' originalità, la perseveranza del risultato, aspetti che io non ho voluto approfondire per scegliere la scrittura. Unire la scrittura al disegno per me è una scelta vincente, in quanto trasversale e nel contempo completa. Per fare bene tale contaminazione Cusa si è avvalso di un disegnatore che io stesso mi riprometto di approfondire.
- Estratto V come Veronica dalla raccolta Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa" -
Veronica, era delle tre di Satana la prediletta, colei che recava seco il dono prezioso della Consapevolezza Cieca. Nelle sue vene scorreva inoltre sangue nobile e purissimo.
Confessione
(Referto 1245: lettera dal carcere manicomiale di Reims indirizzata a Mons. Rivaldi)
Mi chiamo Veronica. Le mie mani sono sporche di sangue. Le teste mozzate delle mie due sorelle giacciono ai miei piedi. Non ho mai conosciuto Valentine e Victorie anche se le ho sempre amate. La loro decapitazione è santa. Attorno a me scorre la vita. I due affluenti sono frutto della sorgente dei miei polsi. Essi confluiscono in un unico fiume che dai miei piedi defluisce nella Piana del Tempo. Ciò che scelsi ha a che fare col limite. Il limite non è sondabile, e da allora non posso che amare. Il mondo che io contemplo, tutti voi, ma soprattutto quello dei miei amici e miei cari, arde del vostro anelito nello specchio risanato dei miei affetti. Il significato del sacrificio è dinamico e sigillato dalla Stasi della Rinuncia. Chi non ha saputo guardare al mio cuore senza squarciare il mio petto è dannato. Solo io ho il diritto di esercitare la Violenza in sommo grado. Il mio corpo nudo poggia sulle città malate, sulle metropoli ansanti, sulla civiltà morente.
Le mie lacrime gocciano senza sfaldarsi in grumi di senso e nelle mie sclerotiche risiede il biancore della Genesi. Io incarno le spoglie mortali della Natura Madre. I petali che perdo sono le braci bianche su cui cammina lo stolto e riposa l’asceta, le ceneri non adulterate prodotte dal fuoco sacro della mia stimmate.
In me riposa la Fenice Occitanica e ribolle l’ira del Chiaroveggente. Mai più ci sarà un divenire sotto il mantello del Castigo.
Con deferenza.
V come Veronica.
(Dalla novella ‘V come Veronica’)
[ - Stimmate - Algra Editore, una pubblicazione di odi, canti e poesie del 2018 di Francesco Cusa - ]
" Eri appeso come un quadro di carne vibravi di vita intensa, sulla fine delle cose, sulle ombre di quel giorno rosso violaceo "
Un altro aspetto molto peculiare e interessante di Cusa è la capacità di esercitare più di uno stile e di una tipologia di scrittura, restando profondamente se stesso, un batterista compositore e improvvisatore del jazz creativo e d' avanguardia. Il musicista che si improvvisa scrittore sovente sbaglia se il tutto scade nel sensazionalismo di carattere biografico, cosa che in " Stimmate ", una raccolta veramente interessante di odi, canti poetici e poesie non avviene affatto. Si tratta di un lavoro concettuale molto certosino, suddiviso in ben tre sezioni : Stimmate, Rime Sbavate e Rizoma, che nella prefazione di Giuseppe P. Carbone vengono segnalate come tre ramificazioni di un unico rizoma, nell' accezione empedoclea di Radice con il virtuale dinamismo di essere radice. La radice è il punto focale di tutta la struttura di questa opera poetica, e si tratta in verità di un rizoma lirico invisibile, poiché nella concezione spirituale e essenziale dell' Essere come parte della Radice regna l' invisibile, che è al di là del reale. Sono odi e canti profondamente visionari, pervasi di un aspetto mistico, come ci suggerisce l' eponimo titolo che svetta sulla copertina del libro, dove si intravede una mano metallica e virtuale attraversata da un foro che sta ad indicare la passione del Cristo. Lettura veloce, non complessa ma cantabile e musicale. Io ho voluto selezionare per voi tutti una poesia che fin dal primo momento, leggendola, ho sentito profondamente autentica e sincera nella sua universalità. Nel tema poetico dell' ode " Gli amanti " vi è un significato corale, dove il personale è una voce del collettivo ma nella concezione propria del rizoma della Radici. Non si scrive mai per se stessi, il poeta è un visionario che attraverso l' untrice, purifica il verbo della propria carne per la Stimmate della salvezza.
Gli Amanti
Il nostro amore era il veleno
di cui ci nutrivamo
di lingue respirando
i miasmi dei nostri rantoli.
Ma così e così soltanto
potevamo abbracciare
il nostro patema e le nostre
angosce: ombre
da cogliere di soppiatto.
Giocavamo col veleno
e ci mettevamo tutta la vita
colorando di verde la nostra
morte e rinascendo come arabe
fenici minori.
Le ali spezzate, precipitavamo
da dirupi e vette
nella prospettiva dello schianto.
Continueremo ad essere
ciononostante e ad aggrapparci
l’uno all’altra perché,
se il domani dovesse sorgere storto
e coi raggi divelti come quelli
delle bici rotte e scassate,
noi saremo pronti e macilenti.
Quale sole potrebbe mai riscaldare
la malattia delle budella?
Forse quello rosso sangue
che esplode dalla viscere della Terra
a rendere giustizia ai reietti.
Oh benedetto fiore dell’Apocalisse del nucleo!
Le pubblicazioni che appartengono al mondo della narrativa e della scrittura poetica di Francesco Cusa sono diverse, io ho voluto scrivere di due mie letture recenti ma potrei menzionare anche Racconti Molesti, Eris edizioni, oppure Canti Strozzati, pubblicato dalla casa editrice L' Erudita, ma ciò che mi preme segnalare è lo spettacolo " Drum & Books " dove l' improvvisazione " free " del batterista, percussionista e compositore incontra la lettura di alcuni estratti da Novelle Crudeli, Racconti Molesti, Stimmate, Ridetti e Contradetti, Amori, Dolci e Pillole. Il Francesco Cusa Drum & Books vive di ritmo e parola, di batteria, percussioni, carta e voce, e possiamo incontrarlo nelle librerie e nei teatri che non si lasciano spaventare dalla proposta, apparentemente ardita e inusuale. Mi ero interessato di persona perché avrei desiderato portare questo evento nelle Marche, lungo la costa adriatica, ma trovare degli spazi per la ricerca e la sperimentazione non è stato possibile e ammetto di non conoscere proprio nessuno e di essere stato affrettato nell' inseguire tale entusiasmo e proprio per questo ho voluto scrivere questo servizio. Stiamo vivendo un epoca storica dove bisogna investire sulla parola esattamente come il contadino fa con il seme nella propria terra. Ogni buona sementa necessità di un lungo tempo di attesa, dove è la metodologia del lavoro a fare la differenza, il frutto esulta solo alla fine, attraverso la cura del proprio amore, perché ogni arte, mestiere, lavoro, progetto richiede uno spirito di sacrificio.
Questo è il filo conduttore che potrebbe legarmi alla figura di Francesco Cusa, e che volendo risiede nella raccolta di poesie, canti e odi poetiche Stimmate, dove si parla di Radice , il rizoma invisibile che lega ogni aspetto della vita e dell' arte all' essenza. Per quel che concerne la scrittura di taglio giornalistico vi segnalo il blog http://www.francescocusa.it/blog.php che potete trovare all' interno del sito ufficiale http://www.francescocusa.it/ ma cito anche le collaborazioni con la rivista cinematografica " Lapis ", la rivista " Cultura Commestibile " con la rubrica " Il Cattivissimo " infine la collaborazione on line con Sicilia Report, dove cura la rubrica " Stiletto "
Francesco Cusa è presente nel social network Facebook, ma più di tutti mi interessa segnalarvi una sua pagina veramente particolare e meritevole di analisi e di ogni attenzione, si chiama Esoterismo, letteratura e simbologie : appunti di Frank U.S.A. Sempre nel social di Mark Zuckerberg lo troviamo in Francesco Cusa : Libri / Books, Improvvisatore Involontario, Frank Sinapsi, Francesco Cusa "Nacked Musicians ", Recensioni cinematografiche di Francesco Cusa, e molti altre pagine dove promuove sopratutto il suo contributo come musicista sperimentale nel Jazz italiano.
Una pubblicazione scritta interessante è il metodo di conduction musicale " Nacked Performers " un libro teorico sul concetto di improvvisazione condotta e organizzata " Nacked Musicians " che potrebbe ricordare in lontananza figure come Bill Dixon e Butch Morris, almeno come idea teorica, ma è doveroso sottolineare che si tratta di uno studio certosino e del tutto originale.
My Ideal Blog ha intenzione di riprendere la storia di Francesco Cusa in un secondo tempo, per poter parlare di Jazz e di musica in maniera più approfondita, magari con la recensione di un paio di dischi, per il momento questo e quanto. Ringrazio pubblicamente Francesco per essere stato molto disponibile ma sopratutto per avermi concesso tale fiducia perché per il mio Blog è stato importante e per me uno sprono verso la crescita personale. Inoltre mi ha dato una conferma di cui avevo bisogno, perché questo blog è nato sopratutto perché avevo la necessità di far emergere tutti i collegamenti possibili tra le arti, la musica e il cinema. Di solito nelle riviste sono tutte voci separate. Ognuno si settorializza in un indirizzo ma sarebbe bello una mescolanza, fatta con equilibrio e rispetto, metodologia e rigore. ( Patrizio De Santis)
Uno speciale su Francesco Cusa a cura di Patrizio De Santis - il:2019-05-15
[- Francesco Cusa, lo sguardo inquieto del musicista Jazz nel mondo introspettivo della parola attraverso una scrittura interiore ed esteriore narrativo, poetica letteraria. Una personalità trasversale che si muove tra il cartaceo e il virtuale cercando di rompere ogni schema - ]
Introduzione servizio :
Francesco Cusa, nato a Catania nel 1966 è un interessante personaggio della cultura italiana, ai più noto come batterista, compositore e improvvisatore di Jazz sperimentale e d' avanguardia nel panorama indipendente italiano, in verità questo uomo è un interessante agitatore sociale e culturale, poeta, scrittore, saggista, fondatore di associazioni e movimenti artistici di grande pregio : in musica voglio citare il collettivo Basse Sfere, di cui conservo il ricordo, e che rese Bologna un centro più tosto importante ed effervescente per quel che concerne la scene Free della libera improvvisazione emiliana degli anni novanta, a cui va accostato poi il ruolo di discografico indipendente con la label " Improvvisatore Involontario "nata da un progetto condiviso con Paolo Sorge e Carlo Natoli, situazioni che da sole parlano di una grande volontà e sopratutto capacità di ritagliarsi spazi d' indipendenza intellettuale e artistica.
Francesco Cusa è anche un attento studioso della controinformazione politica e un attento osservatore delle rivoluzioni digitali e multimediali, con un occhio particolarmente indagatore e analitico per quel che concerne l' esoterismo applicato alle associazioni massoniche. In sintesi, una personalità cosi difficile da incasellare e da etichettare che richiederebbe un tempo di approfondimento sicuramente di largo respiro e narrazione critica, io voglio però sintetizzare la mia scrittura in un piccolo segmento dei suoi progetti, analizzando in questo servizio il suo ruolo di scrittore e di poeta, infine come questo artista riesce ad applicare la scrittura narrativa e poetica alla batteria e all' improvvisazione d' avanguardia jazz, con un cenno del suo spettacolo concettuale Books & Drum per poi cercare di introdurre tutti gli altri aspetti che ruotano intorno al suo mondo. Quindi voglio recensire due libri in mio possesso che considero veramente straordinari, in particolar modo originali e piacevolmente " spiazzanti " , specificando che Cusa ha già diverse pubblicazioni cartacee alle spalle, equamente suddivise in racconti letterari, oppure di poesia, o letteratura in prosa. Per un romanzo ufficiale si dovrà forse attendere, per il momento segnalo che esiste anche la figura del Blogger Cusa che come me si occupa di recensire cinema, romanzi e spettacoli teatrali.
Questo servizio per me sarà piacevole ma visto che sono un' autodidatta anche molto impegnativo, perché nasce come se fosse una scommessa, senza contare che sento la necessità di rinnovare il mio spazio culturale e sentirmi più contemporaneo e nel contempo ho desiderio di trattare argomenti di cultura nazionale.
E' sicuramente un bene il voler allargare il raggio delle tematiche di My Ideal Blog per misurarmi con questa poliedrica figura dell' arte e della cultura italiana alternativa e sotterranea, e volendo Francesco ha aperto la strada anche al sottoscritto. In più l' argomentazione si va ad integrare ad altre realtà di Bologna da me ampiamente trattate, ricordo la pittura digitale, e in generale l' arte multiculturale di Mataro da Vergato, conosciuto attraverso Radiocittà Fujiko, Gianni Venturi e il suo progetto Mantra Informatico, la trilogia musicale e politica di Lucio Dalla e il poeta, professore e intellettuale Roberto Roversi.
Nel fondo articolo vi allegherò dei link Web per poter seguire Francesco Cusa in tutte le molteplici evoluzioni professionali, culturali, live e virtuali. Annuncio che in futuro ritorneremo nel luogo del delitto, magari parlando del progetto musicale Francesco Cusa & The Assassins nella rubrica di approfondimento " La Stanza della Musica "
[ - Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa", raccolta di racconti di Francesco Cusa con le illustrazioni del disegnatore Daniele La Planca. - ]
Uno dei progetti più interessanti di Francesco Cusa è indubbiamente la scrittura narrativa del racconto orrorifico, surreale e grottesco che si fonda sugli elementi e le esperienze della realtà quotidiana, che vengono filtrati come in un tracciato di trame oniriche creando a sua volta un effetto spiazzante e di inquietante sconcerto nel lettore. Sarebbe molto banale e riduttivo incasellare un libro come Novelle Crudeli della Eris, una meritevole casa editrice indipendente nel vacuo calderone della scrittura orrorifica, perché non è nulla di tutto questo considerando che ogni racconto presente nell' opera di Cusa tradisce fondamentalmente una critica alla società, un aspetto che si coglie sopratutto nell' ironia cattiva e impietosa e quindi nel sarcasmo utilizzato dall' autore.
E' ovvio dire che il senso della scrittura risiede nella novità, e non solo nello stile, quindi un musicista poliedrico e versatile dell' impro jazz italiano come Cusa forse trova una prospettiva diversa per agire in veste di scrittore in un mondo più tosto inflazionato, perché ci offre argomenti e prospettive interessanti, e volendo guardare nel passato magari ci sono delle reminiscenze culturali giovanili, io le intravedo nei figli del movimento universitario della " Pantera bolognese " e quindi come non citare l' appena successiva scena dei Cannibali documentata in " Gioventù Cannibale ", un fenomeno culturale che poi prese piede come un movimento letterario nazionale, un aureo periodo poi scemato nel consenso e delle lusinghe del mercato. Erano gli stessi anni di Basse Sfere e Francesco Cusa era presente con la sua scena di Jazz sperimentale, accanto alla bravissima Cristina Zavalloni.
In Novelle Crudeli la cosa che mi ha colpito sono gli scenari legati alla Sicilia, attraverso Catania, e l' Emilia Romagna con Bologna, e questo anche perché sono stato nelle due regioni e quindi mi sono reso subito conto che i racconti di Francesco Cusa sono in grado di restituire sempre una parte della realtà, e per un lettore questo non è un aspetto marginale ma al contrario è fondamentale per meglio interpretare quello che è l' immaginario visionario e grottesco della storia, perlomeno da casa, seduti sulla poltrona di un comodo divano.
La scrittura di Novelle Crudeli potrebbe essere letta come un caotico delirio organizzato per sviscerare in verità tutto ciò che nella realtà è il mondo dell' eterna contraddizione tra il male e il bene, perché attraverso un linguaggio politicamente scorretto noi siamo più lucidi e consapevoli per poter osservare e leggere con occhi diversi il nostro presente. Le Novelle Crudeli sono delle cronistorie in veste di potenziali incubi "perfetti" per raccontare gli anni 2.0 ma nell' anarchia irriverente dell' autore mi ritorna in mente una certa canzone d' autore genovese, per esempio un brano di Fabrizio De André, " La Città Vecchia ", oppure la traduzione italiana di Desolation Row di Bob Dylan, ossia " Via della povertà " ( Le trovate entrambe nel disco Canzoni, del 1974, edito dalla Produttori Associati, e ristampato da Sony/ BMG in CD)
Ogni parola utilizzata da Cusa è filtrata attraverso una suggestione terrena ma nel contempo irreale, quindi estraniante, e questo semplicemente perché l' autore fa prendere vita ai pensieri dei personaggi come se ad un certo punto un folata di vento li inducesse al compimento di una folle danza vertiginosa e proprio sul punto di cadere [...] arrivano dei punti di sospensione, oppure il dubbio di una situazione irrisolta e persa per sempre in un allucinante enorme punto interrogativo.
Se ci pensiamo bene noi stiamo vivendo i rapporti umani esattamente così, come se fossero delle Novelle Crudeli dove una grottesca esistenza quotidiana prevale su tutto, attraverso un confuso e schizofrenico senso di alienazione collettiva globalizzata, il tutto centrifugato come in una malattia virale dell' animo e della mente umana. Anche se nel leggere questi racconti tutti voi cercaste di negarne l' aspetto reale vi ritrovereste nell' eterno paradosso della contraddizione umana, che è la dualità tra il bene e il male e per comprendere il senso di ogni cosa occorre conquistarne l' equilibrio, cosa che vale per la scrittura o la lettura di un libro, come per qualsiasi altro aspetto della vita, per esempio la mia recensione.
Menziono le illustrazioni di Daniele La Placa, classe 1979, un nome nuovo ma importante nel mondo del disegno italiano, anche perché ha saputo interpretare Cusa con un tocco scuro e crepuscolare, visionario ma inquieto e disturbato, giocando con il grigio cenere e il nero seppia e con la sfumatura e la luminosità. Io venivo dall' Istituto d' Arte e inizialmente ho cercato di muovermi esattamente in questo stile, scegliendo dei soggetti erotici molto forti e morbosi. La Placa mi mostra la metodologia creativa del lavoro, l' originalità, la perseveranza del risultato, aspetti che io non ho voluto approfondire per scegliere la scrittura. Unire la scrittura al disegno per me è una scelta vincente, in quanto trasversale e nel contempo completa. Per fare bene tale contaminazione Cusa si è avvalso di un disegnatore che io stesso mi riprometto di approfondire.
- Estratto V come Veronica dalla raccolta Novelle Crudeli - Dall' Orrore e dal grottesco quotidiani. Eris ed. "Atropo Narrativa" -
Veronica, era delle tre di Satana la prediletta, colei che recava seco il dono prezioso della Consapevolezza Cieca. Nelle sue vene scorreva inoltre sangue nobile e purissimo.
Confessione
(Referto 1245: lettera dal carcere manicomiale di Reims indirizzata a Mons. Rivaldi)
Mi chiamo Veronica. Le mie mani sono sporche di sangue. Le teste mozzate delle mie due sorelle giacciono ai miei piedi. Non ho mai conosciuto Valentine e Victorie anche se le ho sempre amate. La loro decapitazione è santa. Attorno a me scorre la vita. I due affluenti sono frutto della sorgente dei miei polsi. Essi confluiscono in un unico fiume che dai miei piedi defluisce nella Piana del Tempo. Ciò che scelsi ha a che fare col limite. Il limite non è sondabile, e da allora non posso che amare. Il mondo che io contemplo, tutti voi, ma soprattutto quello dei miei amici e miei cari, arde del vostro anelito nello specchio risanato dei miei affetti. Il significato del sacrificio è dinamico e sigillato dalla Stasi della Rinuncia. Chi non ha saputo guardare al mio cuore senza squarciare il mio petto è dannato. Solo io ho il diritto di esercitare la Violenza in sommo grado. Il mio corpo nudo poggia sulle città malate, sulle metropoli ansanti, sulla civiltà morente.
Le mie lacrime gocciano senza sfaldarsi in grumi di senso e nelle mie sclerotiche risiede il biancore della Genesi. Io incarno le spoglie mortali della Natura Madre. I petali che perdo sono le braci bianche su cui cammina lo stolto e riposa l’asceta, le ceneri non adulterate prodotte dal fuoco sacro della mia stimmate.
In me riposa la Fenice Occitanica e ribolle l’ira del Chiaroveggente. Mai più ci sarà un divenire sotto il mantello del Castigo.
Con deferenza.
V come Veronica.
(Dalla novella ‘V come Veronica’)
[ - Stimmate - Algra Editore, una pubblicazione di odi, canti e poesie del 2018 di Francesco Cusa - ]
" Eri appeso come un quadro di carne vibravi di vita intensa, sulla fine delle cose, sulle ombre di quel giorno rosso violaceo "
Un altro aspetto molto peculiare e interessante di Cusa è la capacità di esercitare più di uno stile e di una tipologia di scrittura, restando profondamente se stesso, un batterista compositore e improvvisatore del jazz creativo e d' avanguardia. Il musicista che si improvvisa scrittore sovente sbaglia se il tutto scade nel sensazionalismo di carattere biografico, cosa che in " Stimmate ", una raccolta veramente interessante di odi, canti poetici e poesie non avviene affatto. Si tratta di un lavoro concettuale molto certosino, suddiviso in ben tre sezioni : Stimmate, Rime Sbavate e Rizoma, che nella prefazione di Giuseppe P. Carbone vengono segnalate come tre ramificazioni di un unico rizoma, nell' accezione empedoclea di Radice con il virtuale dinamismo di essere radice. La radice è il punto focale di tutta la struttura di questa opera poetica, e si tratta in verità di un rizoma lirico invisibile, poiché nella concezione spirituale e essenziale dell' Essere come parte della Radice regna l' invisibile, che è al di là del reale. Sono odi e canti profondamente visionari, pervasi di un aspetto mistico, come ci suggerisce l' eponimo titolo che svetta sulla copertina del libro, dove si intravede una mano metallica e virtuale attraversata da un foro che sta ad indicare la passione del Cristo. Lettura veloce, non complessa ma cantabile e musicale. Io ho voluto selezionare per voi tutti una poesia che fin dal primo momento, leggendola, ho sentito profondamente autentica e sincera nella sua universalità. Nel tema poetico dell' ode " Gli amanti " vi è un significato corale, dove il personale è una voce del collettivo ma nella concezione propria del rizoma della Radici. Non si scrive mai per se stessi, il poeta è un visionario che attraverso l' untrice, purifica il verbo della propria carne per la Stimmate della salvezza.
Gli Amanti
Il nostro amore era il veleno
di cui ci nutrivamo
di lingue respirando
i miasmi dei nostri rantoli.
Ma così e così soltanto
potevamo abbracciare
il nostro patema e le nostre
angosce: ombre
da cogliere di soppiatto.
Giocavamo col veleno
e ci mettevamo tutta la vita
colorando di verde la nostra
morte e rinascendo come arabe
fenici minori.
Le ali spezzate, precipitavamo
da dirupi e vette
nella prospettiva dello schianto.
Continueremo ad essere
ciononostante e ad aggrapparci
l’uno all’altra perché,
se il domani dovesse sorgere storto
e coi raggi divelti come quelli
delle bici rotte e scassate,
noi saremo pronti e macilenti.
Quale sole potrebbe mai riscaldare
la malattia delle budella?
Forse quello rosso sangue
che esplode dalla viscere della Terra
a rendere giustizia ai reietti.
Oh benedetto fiore dell’Apocalisse del nucleo!
Le pubblicazioni che appartengono al mondo della narrativa e della scrittura poetica di Francesco Cusa sono diverse, io ho voluto scrivere di due mie letture recenti ma potrei menzionare anche Racconti Molesti, Eris edizioni, oppure Canti Strozzati, pubblicato dalla casa editrice L' Erudita, ma ciò che mi preme segnalare è lo spettacolo " Drum & Books " dove l' improvvisazione " free " del batterista, percussionista e compositore incontra la lettura di alcuni estratti da Novelle Crudeli, Racconti Molesti, Stimmate, Ridetti e Contradetti, Amori, Dolci e Pillole. Il Francesco Cusa Drum & Books vive di ritmo e parola, di batteria, percussioni, carta e voce, e possiamo incontrarlo nelle librerie e nei teatri che non si lasciano spaventare dalla proposta, apparentemente ardita e inusuale. Mi ero interessato di persona perché avrei desiderato portare questo evento nelle Marche, lungo la costa adriatica, ma trovare degli spazi per la ricerca e la sperimentazione non è stato possibile e ammetto di non conoscere proprio nessuno e di essere stato affrettato nell' inseguire tale entusiasmo e proprio per questo ho voluto scrivere questo servizio. Stiamo vivendo un epoca storica dove bisogna investire sulla parola esattamente come il contadino fa con il seme nella propria terra. Ogni buona sementa necessità di un lungo tempo di attesa, dove è la metodologia del lavoro a fare la differenza, il frutto esulta solo alla fine, attraverso la cura del proprio amore, perché ogni arte, mestiere, lavoro, progetto richiede uno spirito di sacrificio.
Questo è il filo conduttore che potrebbe legarmi alla figura di Francesco Cusa, e che volendo risiede nella raccolta di poesie, canti e odi poetiche Stimmate, dove si parla di Radice , il rizoma invisibile che lega ogni aspetto della vita e dell' arte all' essenza. Per quel che concerne la scrittura di taglio giornalistico vi segnalo il blog http://www.francescocusa.it/blog.php che potete trovare all' interno del sito ufficiale http://www.francescocusa.it/ ma cito anche le collaborazioni con la rivista cinematografica " Lapis ", la rivista " Cultura Commestibile " con la rubrica " Il Cattivissimo " infine la collaborazione on line con Sicilia Report, dove cura la rubrica " Stiletto "
Francesco Cusa è presente nel social network Facebook, ma più di tutti mi interessa segnalarvi una sua pagina veramente particolare e meritevole di analisi e di ogni attenzione, si chiama Esoterismo, letteratura e simbologie : appunti di Frank U.S.A. Sempre nel social di Mark Zuckerberg lo troviamo in Francesco Cusa : Libri / Books, Improvvisatore Involontario, Frank Sinapsi, Francesco Cusa "Nacked Musicians ", Recensioni cinematografiche di Francesco Cusa, e molti altre pagine dove promuove sopratutto il suo contributo come musicista sperimentale nel Jazz italiano.
Una pubblicazione scritta interessante è il metodo di conduction musicale " Nacked Performers " un libro teorico sul concetto di improvvisazione condotta e organizzata " Nacked Musicians " che potrebbe ricordare in lontananza figure come Bill Dixon e Butch Morris, almeno come idea teorica, ma è doveroso sottolineare che si tratta di uno studio certosino e del tutto originale.
My Ideal Blog ha intenzione di riprendere la storia di Francesco Cusa in un secondo tempo, per poter parlare di Jazz e di musica in maniera più approfondita, magari con la recensione di un paio di dischi, per il momento questo e quanto. Ringrazio pubblicamente Francesco per essere stato molto disponibile ma sopratutto per avermi concesso tale fiducia perché per il mio Blog è stato importante e per me uno sprono verso la crescita personale. Inoltre mi ha dato una conferma di cui avevo bisogno, perché questo blog è nato sopratutto perché avevo la necessità di far emergere tutti i collegamenti possibili tra le arti, la musica e il cinema. Di solito nelle riviste sono tutte voci separate. Ognuno si settorializza in un indirizzo ma sarebbe bello una mescolanza, fatta con equilibrio e rispetto, metodologia e rigore. ( Patrizio De Santis)
Recensione dei miei libri Stimmate e Canti Strozzati - Sicilia Report - il:2019-05-09
A cosa serve la poesia? Le “Stimmate” di Francesco Cusa
di Paolo Zerbo
La presentazione dell’ultimo libro di Francesco Cusa, “Stimmate”, per i tipi di Algra Editore avvenuta in un fresco pomeriggio di maggio al Circolo Nuovo, gestito dalla elegantissima padrona di casa Laura Puglisi, ha visto l’incontro più che di persone, di anime dannatamente e allusivamente pronte a divertirsi tra motteggi, calembour e commenti mordaci. L’esordio senza preamboli è stato dato dallo scultore Francesco Gennaro che ha letto una poesia Silenzio: “Nel sottovuoto giace la coscienza ripiegata in sottili lamelle – morfologia impercettibile – fiera invisibile e feroce pronta al balzo dimensionale”. Come dire alziamoci e andiamo via le pause e i silenzi del musicista Cusa non andrebbero commentate razionalmente ma con versi cantati.
Giuseppe Carbone filosofo nonché “prefattore” detrattore e adoratore del verso cusano ha provato a narrarci il bello della parola poetica che non ha niente a che fare col discorso quotidiano: Deleuze diceva che quando uno parla di sé stesso, della vita, della coscienza, se si va a fondo c’è la sporcizia dell’individuale stesso che non giova non avendo una ragion d’essere, perché relativa e non assoluta come potrebbe essere un’osservazione del tutto priva di individualità. Infatti nessuna di queste poesie o nessun racconto in realtà si può ricondurre all’individualità, all’Io empirico di Francesco Cusa. “È un atto magico / violento / che annichilisce / col suono della carezza / questo pascersi di Luna”. Il fatto che la Luna si pasce di sé stessa è una novità oggettiva rispetto a tutti i riferimenti soggettivi che si hanno dalla Luna che manda le sue benedizioni alle moltitudini.
È impossibile giudicare o parlare in maniera prosaica di poesia e quindi Cusa risponde al filosofo con una poesia dedicata a lui che s’intitola appunto Giuseppe Carbone, felice che per la prima volta ha capito qualcosa della sua narrativa poetica: “Da vecchio resse il suo bastone come stratagemma, per svitare le zoppìe, sul finire ordinò al suo plotone di far fuoco sulle ginestre”.
Le strade non volute delle rime ha sottolineato Sal Costa scrittore è la narrazione poetica oggettiva che più rappresenta Cusa come nella poesia Mia moglie, moglie che lui non ha: “Nel maggio dai giorni grigi mi rammentai dei tuoi bianchi denti di te che cantavi alla Memo remigi d’una Milano dei giorni assenti. Qui dentro il delirio dell’ambulanza come un leone combatto la morte ma tosto mi fiacca in sì folle danza il ricordo lontano di gambe tue storte”.
La psico sessuologa Susanna Basile ha portato il Freud del saggio “Il poeta e la fantasia”: “L’uomo felice non fantastica mai solo l’insoddisfatto lo fa. Sono i desideri insoddisfatti le forze motrici delle fantasie e ogni singola fantasia è appagamento di desiderio una correzione della realtà che ci lascia insoddisfatti”.
E l’Estasi? L’amore divino? Le preghiere ad ogni Dio? Sembrano essere invece portatori di grande soddisfazione. In coro hanno ribadito i relatori. La tesi freudiana non regge.
L’editore di Algra Alfio Grasso ribadisce che ognuno dice cose diverse nella poesia di Cusa soprattutto la stessa persona vede qualcosa di diverso ad ogni presentazione, quindi i suoi scritti hanno qualcosa di prepotentemente valido, oggettivo, riconosciuto e vitale.
La poesia Miasmi ne è un esempio.
Miasmi
È nella virtù latrinocentrica che si fonda la civiltà dei popoli, nel suo centro nascosto doppio, antitetico.
C’è un sopra. C’è un sotto.
Apparenze, devianze, storture di matrice aristotelica.
Lo spettro della città è la sua divinità fognaria lustrata e agghindata con gli orpelli del fatiscente.
Metropoli come nèi purulenti l’immane roteare di pianeti coi porri.
Zeus è il padre della flatulenza e il suo dardo è di color marrone.
Seguimi!
PLAY MUSIC!