Recensione concerto SKINSHOUT metts Melaku Belay and Jennifer Cabrera - il:2013-11-19
Metti un percussionista catanese, una cantante bolognese, una danzatrice contemporanea messicana e un ballerino etiope
POSTED BY CarminePOSTED ON MARTEDÌ, NOVEMBRE 19TH, 2013
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Testo e foto a cura di Emanuele Meschini
Metti sul palco un percussionista catanese, una cantante bolognese, una danzatrice contemporanea messicana e un ballerino etiope e ne esce “Novara Jazz goes to Ethiopia”. Nato da una richiesta da parte dell’istituto di cultura italiana di Addis Abeba per creare una collaborazione tra un festival esistente in Etiopia e il “Novara Jazz Festival”, questa performance ha portato sul palco novarese senza dubbio uno spettacolo che difficilmente è possibile vedere in giro per il mondo. Così Francesco Cusa (percussioni), Gaia Mattiuzzi (voce), Jennifer Cabrera (danza) e Melaku Belai (danza) hanno dato vita ad un incontro di culture e stili differenti che sul palco si sono fusi perfettamente creando un’atmosfera particolarmente suggestiva. Un equilibrio tra voce e corpo, tra suoni e movimento che hanno lasciato la platea incantata. Molta corporeità e coinvolgimento con Belai e Cabrera a scendere tra il pubblico che ha deciso a fine spettacolo di alzarsi e incanalare l’energia e sfogarla in un ballo collettivo. Un’esperienza da vedere e sentire, un’esperienza a volte difficile da raccontare per un’atmosfera che le parole non sempre riescono a descrivere con precisione. Dopo questo suo debutto a Novara, questo stesso spettacolo a fine gennaio sarà riproposto in Africa, ad Addis Abeba: durante un festival musicale ci sarà una serata dedicata al “Novara Jazz”. Musica e ballo senza confini, un linguaggio universale che va al di là di ogni immaginazione.
Recensione di Try Trio per la rivista Rockerilla - il:2013-11-11
TRY TRIO
Sphere
Improvvisatore Involontario
“La musica di Monk è in continua evoluzione, in perpetuo movimento”. Bello quanto vero questo concetto espresso dall’instancabile pioniere Francesco Cusa nelle note di copertina. Un album questo, finalmente, che getta nuove speranze per un jazz italiano troppo spesso adagiato su ciarpame d’intrattenimento che assai poco ha a che vedere con l’essenza della musica jazz.
Un alternarsi intelligente di composizioni originali e brani di Thelonious Monk che (come Steve Lacy ci dimostrò già anni or sono in memorabili atti liturgici/ poemi cubisti) seppe dipingere la notte con tavolozze dai pigmenti ancora da scoprire: materiche, aspre cuspidi e spigolose armonie. L’improvvisazione in quanto composizione anch’essa in imperituro movimento; passaggi di nembi dalle mutevoli forme.
Colpisce di questo lavoro il timbro delle pelli di Francesco, davvero personale, e dei suoi cimbali e ancor più dall’anima che li muove in spericolate frazioni temporali. Notevoli anche il colto sax di Nicola Fazzini e il subsonico contrabbasso di Gabriele Evangelista, a confermare quanto il trio, come forma di espressione musicale, sia congeniale a chi ardisce operare su un linguaggio, come questo Try Trio. La rilettura di Monk è attenta e devota a ogni variante emozionale, maestri nella difficile arte della spontaneità in musica, mentre le composizioni originali dimostrano una statura improvvisativa di rara levatura. Un album maturo, avvincente e profondo. Per veri amanti del jazz.
Massimo Marchini
Recensione di Try Trio per la rivista Sentire Ascoltare - il:2013-11-09
Try Trio
Sphere
Improvvisatore Involontario
Sphere del Try Trio – formazione composta da musicisti del giro jazz di Improvvisatore Involontario, nello specifico Nicola Fazzini (sax), Gabriele Evangelista (contrabbasso) e Francesco Cusa (batteria) – è un disco mancino e anticonvenzionale. Lo è a partire dalla struttura della band, trio e quindi geometria dispari votata a una certa agilità stilistica e discontinuità nei livelli strumentali; lo è nel punto di partenza di tutto il discorso, ovvero quel Thelonious Monk già di per sé musicista poco ortodosso che i tre decidono di omaggiare alla loro maniera. “Occorreva aggirare le trappole della citazione ad effetto, della struttura riposante, della melodia-boa, dell’appiglio contro l’abisso” si legge nel booklet, ed è esattamente quel che succede nei 43 minuti del disco. Un’unione tra brani autografi e cover di Monk che riesce a suonare organica senza usare retorica, ricca di stimoli senza diventare ostica.
Basta avvicinarsi alla rilettura che il gruppo dà di Epistrophy per accorgersene, una versione che azzera tutto lo swing dell’originale optando per una destrutturazione soprattutto ritmica (ma anche nella melodia centrale), o magari ascoltare una Amore e cilindri che parte con un inseguirsi di contrabbasso e sax piuttosto free per poi dar vita a fraseggi tipicamente monkiani. Il disco è un dare e avere continuo rispetto alla figura centrale del pianista americano, o forse la perfetta trasposizione in termini improvvisativi dell’allitterazione che spicca nella ragione sociale del gruppo: come a dire armonia e ruvidezza, tutto in una sola soluzione.
20 Ottobre 2013
6.8 Fabrizio Zampighi
Recensione di Try Trio per la rivista Il Giornale della Musica - il:2013-11-09
Recensione di Try Trio per la rivista sovietica Jazz Quad - il:2013-11-04
Try Trio - Sphere
03.11.2013
Достаточно беглого взгляда на список произведений, включенных в программу этого проекта, чтобы понять: название альбома в очень малой степени связано с геометрической фигурой, изображенной на обложке. Sphere в данном случае – это хорошо известное в джазовом мире прозвище выдающегося американского пианиста и композитора Телониуса Монка. С середины 40-х годов и по сей день, спустя тридцать лет после его смерти, творчество Монка оказывало и продолжает оказывать огромное влияние на уже несколько поколений джазовых музыкантов во всем мире. Альбом Sphere итальянского ансамбля Try Trio – еще одно свидетельство этого влияния.
Саксофонист Никола Фаццини, басист Габриэле Эванджелиста и ударник Франческо Куза составили программу наполовину из сочинений Монка, наполовину – из собственных, совместно созданных композиций. В «монковской» части программы музыканты обошлись без самой известной и наиболее часто исполняемой композиции классика Round Midnight, но включили в нее не менее популярные пьесы Epistrophy, Monk's Mood и In Walked Bud. Исполняя музыку пианиста в трио без фортепьяно, с саксофоном и ритм-группой, итальянские джазмэны нашли интересные, подчас неожиданные формы интерпретации этих произведений. Запомнились перекличка ударных Кузы и саксофона Фаццини в Epistrophy и, особенно, финальная пьеса альбома - I Mean You. Тут сразу вспомнилось, что первую запись этой композиции сделал в конце 1946 года не сам Монк, а именно саксофонист – блистательный Коулмен Хокинс. Вот и в версии итальянского трио пронзительный, долгий, на одном дыхании сыгранный саксофонный пассаж эффектно венчает и пьесу, и весь альбом. А до этого было сочное басовое интро Эванджелисты и точно переданные блюзовые интонации этой классической композиции в стиле боп.
Еще более любопытной оказалась и авторская часть программы. Тут, насколько я понимаю, перед музыкантами стояла несколько иная задача – не создание оригинальной интерпретации музыки Монка, а воплощение в музыке собственной мироощущения нелюдимого, но дьявольски талантливого интроверта по имени Телониус Монк, его парадоксальных, необычных музыкальных приемов, угловатого и не очень приветливого к чужакам пространства его идей. Сразу скажу – по-моему, получилось. Весь альбом слушается, как единое целое, без «склеек» при переходе от композиций Монка к авторским пьесам. Конечно, запомнилось рискованно-хулиганское название композиции B. S. suck my balls!, но в чисто музыкальном плане меня больше впечатлили отменная работа Фаццини в стартовой Almanacco del giorno dopo, нервная, рваная, очень монковская структура Storie di rumori e groove и лучшая, на мой взгляд, композиция альбома Amore e cilindri, где музыканты с точностью патологоанатома препарируют тему, раскладывая ее на вариации и словно разглядывая с разных сторон.
Телониуса Сфэа Монка можно сравнить с Эверестом. То одна, то другая, то третья команда альпинистов пытается покорить эту вершину, проложить к ней свой маршрут. Итальянской экспедиции в составе Фаццини – Эванджелиста – Куза это, кажется, удалось.
recensione di Try Trio per la rivista Jazz Convention - il:2013-11-04
Nicola Fazzini: sax tenore
Gabriele Evangelista: contrabbasso
Francesco Cusa: batteria
http://www.jazzconvention.net/index.php?option=com_content&view=article&id=1776:try-trio-sphere&catid=2:recensioni&Itemid=11
Nell'ambito delle formazioni pianoless-sax trio, sono stati registrati grandi passaggi di contributo e ricerca formali da parte di aggregazioni storiche quali, per massima sintesi, il Trio 3 o il meno stagionato Fly (e ci terremmo a ricordare, fra i molti, la recente e mai troppo celebrata esperienza da brivido di Turner-Andersen-Vinaccia) : ma dalle prime impressioni d'ascolto il presente Try Trio può proporsi per la maturità formale ed il carattere espressivo su una caratura transoceanica, non apparendo poter impallidire o patire complessi d'inferiorità staturale rispetto a tali analoghe, "celebrate" formazioni.
Senza voler togliere alla trigonometrica band nulla della pertinenza italica - ma evidentemente "aperta" - degli attori, Sphere è linguisticamente tinteggiato da asprezze newyorkesi e senso chicagoano della speculazione (pur sembrando alquanto prevalere, nelle dinamiche d'interplay, i modi di una viscerale impulsività) - non solo il prodotto, dunque, del complesso delle eccellenti collaborazioni dei tre, ma certamente l'individuale identità di una formazione che in questa esperienza di ripensamento e rielaborazione di materiali monkiani, trae (anche) da questi sedimenti ulteriori assi per definire una corposa identità partecipativa.
La presenza tellurica e la grandine battente del drumming, il fraseggio coerente, teso, a tratti vertiginoso del tenore, le orme marcate delle quattro corde basse articolano i fondamentali di solida eloquenza e argomentata baldanza di Try Trio e, di nuovo, la messa a nudo vocale e la rauca corposità delle ance, le elastiche vigorie del contrabbasso, le crudités africaneggianti dei tamburi, improntano e definiscono la chiaroscurale scultoreità delle dieci lunghezze di Sphere, percorse da un senso deviante della danza e scansioni ritmiche oblique ed un avvicendamento assai esposto delle individualità solistiche.
Una ventata massiccia, cruda e di getto, ma insieme pensata e "lavorata" di sound urbano in continuum con una classicità non-allineata che irradia contrasti ancora dinamici nei confronti delle forme standard del momento, e in cui la solidità espositiva, le posizioni di ruolo, insomma il gioco "adulto" dei partecipanti dignificano il trio in una fattiva (re)visione di stile che esita in un'esperienza di utile (ri)scoperta e di confronto.
Romualdo Del Noce
Francesco Cusa & The Assassins su ABC, radio nazionale australiana - il:2013-10-30
Recensione di "Sonata Island meets Malher" a cura di Donato Zoppo - il:2013-10-26
Sonata Islands meets Mahler: una rilettura del Lies von der Erde tra jazz, rock e avanguardia
Zone di Musica pubblica il nuovo album dell'ensemble trentino Sonata Islands: la rivisitazione di una delle opere più emblematiche di Gustav Mahler, esplorando tra jazz, musica colta e rock con musicisti del calibro di Achille Succi, Giovanni Falzone e Francesco Cusa
Sonata Islands meets Mahler: la 'parafrasi jazz' del Canto della Terra
Zone di Musica
è lieta di presentare:
SONATA ISLANDS MEETS MAHLER
Sonata Islands rilegge il Lied von der Erde
Zone di Musica
6 tracce, 69 minuti
"Gustav Mahler è un compositore contaminato e impuro per eccellenza. La sua composizione si nutre di musica popolare, il suo essere musicista è quello del compositore e dell’esecutore insieme: se fosse nato 40 anni fa sarebbe senza dubbio stato un jazzista... Non a caso quello che resta l’esperimento di contaminazione più riuscito di Uri Caine è ispirato alla musica di Mahler!". Dopo il felice tributo al patrimonio Rock in Opposition, Sonata Islands torna con un'altra ambiziosa rivisitazione: Das Lied von der Erde di Mahler, riveduto alla luce del temperamento eclettico e della natura sfuggente dell'ensemble guidato dal flautista trentino Emilio Galante.
Das Lied von der Erde (1908), intreccio di architettura sinfonica e ciclo liederistico, è la più personale partitura di Gustav Mahler (1860-1911). Composto a Dobbiaco, residenza estiva del musicista negli ultimi anni, il Lied simboleggia un congedo letterario e musicale: la fonte esotica, un antico ciclo di poesie cinesi, è la maschera dietro la quale il compositore parla di sé e dell’uomo. Un canto all'eternità, all'inconsumabile giovinezza della natura, alla contemplazione dell'eterna ciclicità della vita nella quale si mitiga anche l'angoscia.
Sonata Islands meets Mahler è una sorta di "parafrasi jazz per sestetto": a partire dai testi messi in musica da Mahler, un dialogo immaginario - una cornice e cinque frammenti redatti dallo scrittore e musicologo Giuseppe Calliari - ripercorre le figure che via via prendono congedo da chi “si incammina verso i monti”, per fare ritorno “alla terra natale”. L'operazione conferma la disponibilità di Sonata Islands a far confluire musica colta, jazz e rock in un contesto tra avanguardia e comunicazione. Per l'occasione l'elastica formazione di Galante, ensemble "a geometria variabile" sempre aperto a collaborazioni e "diversivi", si avvale di alcuni formidabili talenti del jazz di confine come Achille Succi, Giovanni Falzone e Francesco Cusa.
Recensione su Kathodik per Tan T'ien: Luca Dell'Anna, Ivo Barbieri, Francesco Cusa. - il:2013-10-12
Tan T’Ien 'The Fourth Door'
(Improvvisatore Involontario 2013)
Un feroce trio, piano/Rhodes, contrabbasso e batteria, formatosi più o meno da un anno e mezzo, durante una data estemporanea a Milano.
Dal battito teso e circolare, in continua fase di accatastamento/smontaggio materiali.
Un mantra ad azione stritolante, che s'accende fluido e scorrevole, per spezzarsi rapidissimo in fasi incespicanti da sobbalzo.
Luca Dell'Anna, Ivo Barbieri e Francesco Cusa, non svicolano in cerca di un facile appiglio.
Son stringhe dinamiche ad ampio respiro quelle esposte, dove jazz, funk ed attitudine rock (secca e pestata), viaggiano in perfetta simbiosi con silenzi ed accenni classicheggianti.
Tan T'Ien (nome cinese, che indica i punti nel corpo in cui risiede l'energia), è faccenda di meditazione/interazione/conflitto, fra varie dinamiche in movimento.
Tre dialoghi contemporanei, in caccia di una chiave/raccordo possibile.
Frasi scavezzacollo, rallentamenti e sfasci, oasi melodiche incantevoli ed un continuo battito comune (pienissimo/pianissimo), irresistibile e primordiale.
Difficile stabilire, fra corpo e cervello, chi sia il primo ad azionarsi.
Induce stati di meditativa sudorazione “The Fourth Door”.
Fatevi sotto, è un consiglio.
Aggiunto: October 7th 2013
Recensore: Marco Carcasi
Voto:
Link Correlati: Improvvisatore Involontario Records Home Page
Hits: 70
Lingua: italian
Recensione Tan T'ien per Musica Jazz a cura di Libero Farnè. - il:2013-10-12
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