Mia recensione di "Gangster Squad" (6,5) di Ruben Fleisher
"Gangster Squad" (6,5) di Ruben Fleisher
Un "fumettone" girato magnificamente questo "Gangster Squad", film che si avvale di un ottimo cast d'eccezione su cui spicca il solito Sean Penn nei parti del cattivo di turno.
Altrove si legge di improbabili accostamenti con "The Untouchables" di De Palma, ma sono comparazioni di maniera. Il film ha unaconnotazione comico-grottesca e i personaggi sono caratterizzati come in un cartoon, spinti agli estremi della caricatura. Davvero dunque un pregevole prodotto dal punto di vista tecnico: ottima la ricostruzione della Los Angeles di fine anni quaranta e la cura dei costumi e degli scenari.
Ma al di là di ciò il film non graffia, rimane una sorta di ibrido tra il poliziesco e il comico, in una vertigine di generi. Manca del tutto la visionarietà della serie di "Men in Black" ad esempio, la sceneggiatura è fragile (anche se pare sia ispirata alla storia vera del bandito Mickey Cohen), di estrema povertà le battute e i dialoghi.
Comunque ogni paragone con gli illustri precedenti della tradizione è a mio avviso errato, e leggere questo film in quella chiave non rende giustizia del carattere leggero e di "divertissement", del taglio spensierato che all'intera vicenda Fleisher intende dare.
Certo, un senso di smarrimento si impone ad un certo punto: un superlativo cast di attori che non riesce a trasmettere una stilla d'emozione (fatta salva forse la scena della moglie del sergente O'Mara partoriente nella vasca da bagno durante una sparatoria), lascia quantomeno stupefatti. Tutto rimane estremamente "colorato", oseremmo dire laccato, e per converso inesorabilmente scialbo, superficiale; insomma, è come mangiare un piatto di lasagne in autogrill.
Mille ore di questo film non riuscirebbero a restituirci trenta secondi della tensione di "Django".
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