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Francesco Cusa - Official Website - Mia ultima recensione di: "E' stato il figlio", di Daniele Ciprì. (8)

Mia ultima recensione di: "E' stato il figlio", di Daniele Ciprì. (8)

2012-10-03

Questo non è un film sulla Sicilia. Non è un film su Palermo. Anche se tutto sembra essere Palermo e la Sicilia, ciò non è che un pretesto (il film è stato girato in Puglia dopo vergognose inadempienze della Sicilia Film Commission).

Tratto dal libro di Roberto Alaimo, questo lavoro di Daniele Ciprì è un film surreale, parzialmente riscritto dal regista, con brandelli di aderenza al testo. I temi in gioco sono universali e le vicende della famiglia Ciraulo potrebbero essere le medesime di quelle dei Karamazov.

Daniele Ciprì, anima visionaria del duo con Maresco, ci offre un film frammentario che procede per salti e squarci analogici. Le immagini si impongono con la forza dei quadri fotografici, la narrazione, dopo un inizio spiazzante, procede a colpi di defibrillatore, si fa claudicante, sincopata nel prosieguo. Ma è un impaccio studiato quello del film di Ciprì, funzionale all'esaltazione di questi squarci che culmineranno poi nel tragico, poderoso finale.


La scena della spiaggia, quella della morte della figlia, l'incontro con l'usuraio "gianobifronte", lo scorcio "ultrapop" della mercedes nuova e fiammante, sono solo alcuni dei momenti più riusciti di "E' stato il figlio". Ancora poi il treno che irrompe in scena, a più riprese in casa dell'usuraio, stridore metallico che funge da interferenza, intromissione del reale, del morfologico sul tessuto psichededelico del racconto. Il Reale, questo sconosciuto.

Toni Servillo giganteggia come al solito. La sua presenza magnetica finisce col connotare forse troppo, imprimendo il volto del fuoriclasse del cinema contemporaneo in ogni stilla di fotogramma. Ma sarebbe come chiedere a Thelonious Monk di suonare con tocco più leggero. Pura eresia.

Il finale, epico, solenne, con la maschera greca della nonna-erinni a furoreggiare sullo schermo, è un vertiginoso precipizio in cui le passioni della tragedia lasciano il campo alle ragione dei Vinti, e rappresenta una delle pagine più alte del nostro cinema attuale.