Mia recensione di: "THE AMAZING SPIDER MAN" di Marc Webb (7,5)
Un film davvero intimo e poetico questo ennesimo sulla figura di Spider Man.
Dopo i lavori di Sam Raimi, Marc Webb esplora le vicende iniziali del ragazzo gracile di nome Peter Parker ritornando all'origine di quella che forse è la più romantica delle serie Marvel. L'emozione è grande: in chi scrive si stringe il cuore al pensiero di quei primi numeri letti nella canicola estiva degli anni settanta.
Il merito di questo film è proprio quello di incentrarsi sulle prime fasi della nascita dell'eroe, attualizzando una vicenda prossima al "romanzo di formazione" per le generazioni di quegli anni. Ne esce fuori un prodotto ragionato, in cui le vicissitudini personali e la relazione con Gwen Stacy, assumono centralità a dispetto dell'azione e della lotta. Certo, le volute e le piroette di Spider Man per una New York notturna sono qualcosa di mai visto prima al cinema, soprattutto nella acrobatiche pose, in quel continuo gioco di aggiustamenti e bilanciamenti del corpo, nella sfida dell'uomo contro la gravità.
Ma il centro della vicenda sta tutto nelle fragilità di Parker, futuro Spider Man: fragilità di adolescente che trova sublimazione nella morte dei parenti più cari (e più tardi degli affetti più cari). L'epica di Spider Man scopre in Andrew Garfield il personaggio stilizzato, trasfigurato, dinoccolato, magari distante somaticamente dal Parker canonico, ma espressivamente più consono ai toni e alle gradazioni di questo film: cosa che al vitreo e catatonico Maguire sarebbe difficilmente riuscita.
Garfield esprime tutte le gradazioni post-adolescenziali del Parker dell'oggi, con tanto di cellulare e di nostalgico retrogusto vintage per l'apparecchiatura fotografica (ci sarebbe da chiedersi se non avesse fatto meglio a comprarsi un iphone).
Certo un film pieno di falle nella sceneggiatura (abbastanza ridicola tutta la vicenda che porta Parker ad essere morso dal ragno, totalmente riscritta rispetto al fumetto), ma una pellicola interessante, soprattutto perché introspettiva e densa di inquietudine. Sublime il consueto cammeo di Stan Lee, a mio avviso il migliore di sempre.
Francesco Cusa
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