La mia recensione de "Le Sorelle Macaluso" di Emma Dante, per "Cultura Commestib
(http://www.culturacommestibile.com). Ho superato con fatica l’insistenza, il forte autocompiacimento nella ricerca dell’immagine a effetto, l’inevitabile caricatura della “palermitanità” che è poi figlia della stessa condizione esistenziale di ogni siciliano, la “Gymnopédie” al carillon, il povero Battiato riciclato e perfino Gianna Nannini… anche il senso di “già visto”, l’inevitabile raffronto col cinema di Almodovar, Tornatore e Jodorowski, l’ennesimo aereo che passa in cielo… Ho superato tutte le mie resistenze e, alla fine, posso dirvi che “Le Sorelle Mancuso” è un film splendido che si rivela pian piano, con la feroce dolcezza e la densità che rimandano alle viscere, alle radici matriarcali del sacro.
Emma Dante riesce a comporre un affresco di rara potenza visionaria in questa trasposizione cinematografica del suo spettacolo teatrale. Io ero stato tratto in inganno, poiché troppo intento ad auscultare la meccanica del processo strutturale dell’opera, e in fin dei conti il mio febbrile quotidiano, viziato dallo spleen d’una nuvolosa serata di settembre. Avevo, insomma, erroneamente centrato la mia attenzione su quella che a me pareva l’ennesima, didascalica architettura di un incipit, con quella continua insistenza sugli interni vuoti della casa (che poi si rivelerà essere magicamente il vero “leit motiv” dell’opera, come un fiore venefico che si dischiude sulla muta rivelazione dell’Eterno). Dunque, sbagliavo. Emma Dante lavora di taglio e cucito con la sofferta trama, e il corpo dell’opera non è il banale risultato di un incastro tra i pezzi di un puzzle, anzi! Siamo qui, piuttosto, di fronte all’onnipotenza del gesto assoluto, meta teatrale, al lavoro “sporco” e sbavato che puzza di vita e di guano di piccione, che riassume simbolicamente il senso di un’estetica che scava nel profondo della coscienza. In tutto ciò sta la fascinazione de “Le Sorelle Mancuso”, fascinazione che si fa canto e poi epica nella sontuosa composizione del finale, un vero e proprio inno alla cosmica essenza della “sorellanza”. Sono troppo siciliano per uscire immune da un’operazione del genere: tocca radici celate, possenti, e induce al perturbamento.
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