Riflessioni sul mondo dei collettivi musicali.
“Affidati alla forma per vincere sul nemico numeroso.
E quest’ultimo non riuscirà a capire come hai fatto.
Tutti vedono la forma con cui ho vinto,
Ma nessuno sa cosa mi porta a decidere la forma della vittoria.
Evita di ripetere le tattiche vittoriose del passato.
Perché la forma deve essere suggerita dall’infinita varietà delle circostanze”.
Sun Tzu, L’arte della guerra
Poiché niente di di nuovo ed originale brilla sotto il sole di questo piccolo pianeta roteante nell’immane Nulla, quantomeno dai tempi di Eisenberg e da dopo la morte di Salvador Dalì, non rimane che appellarci a quanto di saggio è stato detto e scritto in passato. E da duemila anni il più prestigioso e influente testo di strategia è l’Arte della Guerra di Sun Tzu, che costituisce anche la filosofia di riferimento e l’ispirazione estetica del collettivo/ editore musicale “Improvvisatore Involontario”.
In Vietnam una banda di contadini poveri sconfisse la più avanzata organizzazione militare esistente al mondo. Muovendosi sul proprio territorio come un pesce nell’acqua, stabilendo il luogo e la modalità di ogni battaglia, essi costrinsero gli americani a controllare qualsiasi punto del territorio. Il generale Giap aveva studiato Sun Tzu.
Thomas S. Lawrence già aveva scritto: “una guerra simile è sporca e lenta, come mangiare una minestra col coltello”. Nel 1927, Liddell Hart, amico di Lawrence, sviluppò la teoria che egli avrebbe definito dell’ ”approccio indiretto”, un assalto lungo la linea di minor resistenza, laddove il nemico non si attende un attacco. Quando Liddell Hart pubblicò The British Way in Warfare portò il pensiero Orientale in Occidente e usò il trattato di Sun Tzu come base per rivoluzionare il pensiero militare europeo.
Il fine della guerra, scrisse, è sconfiggere il nemico, non combattere, che è soltanto un mezzo per raggiungere lo scopo. Il successo va cercato attraverso l’inganno e altri metodi che pongano il nemico davanti a un dilemma… Effettivamente, quale migliore strumento dell’inganno? E quale espediente suscita più dilemmi del bluff, quale più consensi di un bluff riuscito? La gente ama esser presa per il culo. E certo ama ancora di più trovare un qualche entusiasmo.
Gli entusiasmi si accendono, i cuori pulsano, le emozioni corrono: un concerto, sia pure il più improbabile e ricercato, è anche questo, e non bisogna dimenticarlo. Se esiste una musica “seria”, deve sforzarsi di uscire dall’autoreferenzialità, anche perché intorno imperversa, senza mezzi termini, l’Orrore. Per affrontare questo Orrore, una musica complessa come quella improvvisata deve andare incontro al pubblico con semplicità, quindi in un certo senso bluffando sulla sua natura esclusiva; inoltre, uscendo da ogni intenzionalità, ma senza cadere in automatismi, deve diventare in qualche modo “involontaria”: il che significa, da un altro lato, rifiutare il “volontariato” per affermare l’esigenza del riconoscimento.
Torniamo a Sun Tzu, e restiamo in Italia. “La forma dell’operazione militare è come quella dell’acqua… l’operazione militare vittoriosa evita il pieno e colpisce il vuoto. Come l’acqua adegua il movimento al terreno”. Tradotto nei termini territoriali specifici, anche il progetto utopico e finora strozzato di tessere una “rete” di spazi musicali differenti per l’italico stivalazzo, se finalmente vennisse a compiersi, servirebbe a poco senza uno straccio di forma, senza un profilo capace di sollecitare un pubblico. Insomma, la questione del “fare musica” come “arte della guerra” ha due versanti, sui quali bisogna rivolgersi simultaneamente.
L’aspetto fondamentale di un collettivo musicale è quello della voglia di comunicare e di crescere insieme, di creare una diga, un baluardo, un’oasi, un rifugio, una palestra, una congrega, una via differente: ma serve a poco se non porta ai concerti le persone che di solito non ci vanno. E mentre si arriva ad “altri”, sarebbe necessario anche acquistare edizioni discografiche per conto di tutte le etichette esistenti, in modo da far convergere il ricavato sulle casse di una “meta-edizione” a venire. Ma quale?
Seguimi!
PLAY MUSIC!