Articolo "Donne e Mimose" per "Sicilia Report".
La donna e la mimosa. La mimosa e la donna. Le coppiette di innamorati. I bacetti. Al cinema i pop corn e le slinguazzate. Le slinguazzate e i pop corn. Mano nella mano. Ah, poi le mimose gialle. Io non ne posso più di queste ritualità della vita. Mi sembra di stare in un perenne set della Comencini. 8 marzo. Gruppetti di donne isteriche. 8 marzo. Coppiette. Lei nervosetta, lui accondiscendente. È la sua festa, occorre portare pazienza. Gracchia la cornacchia. Ignaro caga il piccione. Lassù sul cornicione, il guano descrive le traiettorie del percorso divino. Scambiatevi una mimosa. Scompaiono gli aerei dai radar. Precipitano negli abissi dei mari lontani con dentro pure i bambini. Qui, davanti a me, sta un uomo che proviene da altri mondi. Ha un banchetto di mimose, lui figlio del Soma, del sacrificio di Agni, lui officiante nei tre angoli della casa, laddove l’uccello dalla testa di fuoco produce il nuovo Atman. Vende mimose. Ritualizza una convenzione anch’egli, in barba al cherubino Zophiel dalle quattro facce, a Teofrasto Paracelso e dell’acumismatica delle sette di Pitagora. Delle cretine ridono. Un maschio alla fermata dell’autobus armeggia con la patta dei pantaloni. Volano palline gialle nella mattinata ventosa di sole. 8 marzo. Solidarietà. Quel palazzo mostra le sue crepe, piaghe del tempo nella luce irriverente. Pulsa la coscienza sessista, la vulva di carne dentata, quell’essere maschio che è la femmina. Quanta innocenza. Quanto spreco. Si monetizza la flora, la si prostituisce alla causa. Effetto senza scaturigine nello stelo. Ecco una ragazzina con le lentiggini. Eccola ammantata di grazia nel suo cappuccetto rosso, coi suoi passettini svelti. Lei e le sue mimose: un quadro vivente di Balthus. Poesia stradale. Pedagogia delle necessità estetica vol. 1. Essere. Semplicemente essere.
Quel fiore non è per tutte.
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