MIO ARTICOLO PER CULTURA COMMESTIBILE su - La lettura “aliena” della “fenomenolo
- La lettura “aliena” della “fenomenologia-Vita” non è più o meno peregrina di tante altre contorte e artificiosissime speculazioni. La ritengo la più probabile, anzi. E se affermo ciò, lo faccio dopo anni di indagini ed esperienze, anche personali. Non si può ridicolizzare, su basi pretestuose, ogni teoria o indagine altra che veda ipotesi di ricerca aventi come oggetto di studio una eventuale discendenza aliena della vita sulla Terra. Ci sono infiniti ambiti di ricerca e testimonianze in tal senso che non possono essere cassate in base a pregiudiziali “visioni del mondo”. E parlo anche per esperienza personale. Ritengo che ogni manifestazione del “sovrannaturale”, colta e declinata in ogni forma soteriologica, filosofica, religiosa da tutte le culture del passato, sia in realtà il magistero sontuoso di aneliti “disperatamente umani” di descrivere antropomorficamente ciò che potrebbe essere un chiaro caso di “abduction”, o di manifestazione di esseri pluridimensionali (Angeli, Troni, Serafini, Demoni ecc. sarebbero soltanto “antropomorfizzazioni” delle percezioni degli uomini dell’epoca. Basti pensare a come potrebbe descrivere, chessò, Dante, un satellite o lo Shuttle). Stiamo attenti a questa visione “stanca” della storia: siamo solo agli albori della nostra civiltà. Dunque, negare e priori e chiudersi a riccio su altre ipotesi che, da decenni a questa parte, anche grazie all’ausilio di nuove tecniche di indagine, stanno letteralmente sconvolgendo la percezione dell’uomo-mondo-universo, dell’”Imago” heideggeriana, rappresenta, a mio modesto parere, un madornale errore. Perché le cose non possono essere integrate e comprese entro alvei “comuni?” Ogni teoria scientifica acclarata oramai parla di “vite” nell’Universo, di pluridimensionalità, di spazio e tempo come mere coordinate simboliche, ecc. Chi o cosa potrebbe negare di essere immersi in realtà ologrammatiche (rammento “Il Fuoco dal Profondo” di Castaneda”), figli o demiurghi di fecondazioni e innesti? La stessa vita sulla Terra nasce da “fecondazione aliena” (almeno i meteoriti come “soggetti fecondanti” li vogliamo considerare?): e poi cosa è mai questa “vita?”. L’antropomorfo? Probabilmente siamo attraversati da esseri pluridimensionali in ogni istante della nostra illusione spazio-temporale che chiamiamo esistenza. Che significa questa chiusura a compartimenti stagni di fronte all’ipotesi aliena di una creazione-civilizzazione delle specie? Perché concetti come l’ “ein-sof” dovrebbero essere più “intelligibili” rispetto a quelli della classificazione di Hynek ? Su quali basi? Le letterature e testimonianze in questo ambito sono oramai sterminate. Forse perché parliamo solo di ciò che ci tocca e conosciamo? Questo è un grave errore, a mio modesto avviso. Gioverebbe, a suffragio di tali ipotesi, quantomeno una rilettura di “Flatlandia” di Abbott.
Per mettere in crisi ogni postulato “negazionista ”è sufficiente rimandare alla lettura di un qualsiasi romanzo di P. Dick (anche questo ormai preistoria letteraria, ma a quanto pare…). Senza entrare nello specifico, ciò che permea il nostro contemporaneo a livello “globale” (lasciamo perdere se sia giusto o sbagliato, siamo tutti qui a scrivere su una tastiera e interconnessi a facebook), financo le operazioni minute che computa il pensionato ottuagenario quando spedisce un sms, sarebbe forma di geroglifico indecifrabile per un personaggio importante del nostro passato come Carducci, Napoleone, Ariosto, Nerone, Aristotele ecc. Se posso permettermi un certo tenore del discorso è perché sapete poi come la penso su certe ipertrofie dell’Occidente. Ciò non toglie che stiamo andando verso società liquide, interconnesse ecc. Non è che questo non abbia implicazioni filosofiche, conoscitive, sapienziali ecc. Soltanto qualche decennio fa, pensare “tutto questo” sarebbe stato impossibile. Che la realtà sia prodotto virtuale e OGM è un dato acclarato: meteoriti, civiltà altre, evoluzionismo, creazionismo, rivoluzione agricola, alfabetizzazione che siano… poco importa. Vi do una data: 1969, lo sbarco sulla Luna. Stiamo parlando di 50 anni fa. Cinquant’anni. Vogliamo parlare di 3018? Di ciò che sarà tra mille anni? Di certo, ci saranno popolazioni interconnesse, ritorni all’Orda, telepatie senza più “protesi” (questo secondo la teoria dei media rappresentano e incarnano attualmente i ns tablet, gli iPhone: organi artificiali esterni, amplificatori del network).
Siamo ancora agli albori della nostra conoscenza, come alcune opere profetiche (vedi “2002 Odissea nello Spazio”) hanno ampiamente dimostrato. Secondo la “Scala di Kardasev” la civiltà umana sarebbe ad un livello di 0,71.
– “La scala di Kardašëv (cito da Wikipedia) è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta nel 1964 dall’astronomo russo Nikolaj Kardašëv. Si compone di tre tipi, basati sulla quantità di energia di cui le civiltà dispongono, secondo una progressione esponenziale. L’esistenza delle civilizzazioni descritte è del tutto ipotetica, ma questa scala è stata utilizzata come base di partenza nella ricerca del progetto SETI ed è inoltre richiamata in varie opere di fantascienza.
Tipo I: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul suo pianeta d’origine(4×1016 watt).
Tipo II: civiltà in grado di raccogliere tutta l’energia della stella del proprio sistema solare (4×1026 watt).
Tipo III: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia (4×1036 watt).
La civiltà umana sarebbe pertanto una civiltà ancora di “Tipo 0”, in quanto utilizzerebbe solo una frazione dell’energia totale disponibile sulla Terra.
Seguendo la progressione esponenziale sono stati estrapolati ulteriori tipi di civiltà ancora più avanzate:
Tipo IV: in grado di controllare tutta l’energia di un super-ammasso di galassie (circa 1046 watt)
Tipo V: in grado di disporre dell’energia dell’intero universo visibile (circa 1056 watt). Una civiltà di questo livello è probabilmente ipotizzabile nell’ambito della teoria del punto Omega di Frank Tipler Civiltà ancora più avanzate sono state immaginate nella fantascienza:
Tipo VI: livello energetico di più universi (1066 watt), con la possibilità di alterare le leggi della fisica su ciascuno degli universi multipli.
Tipo VII: esseri con capacità di creare universi a volontà e di utilizzarli tutti come fonti energetiche (un esempio è dato nel racconto di fantascienza L’ultima domanda di Isaac Asimov).
Tipo VIII: esseri superiori capaci di creare universi a proprio piacimento, ma che attingono energia da fonti non-cosmiche.
Tipo IX: esseri estremamente superiori capaci di creare oggetti non-cosmici che utilizzano come fonte primaria di energia.
Tipo X: esseri che hanno raggiunto una capacità tecnologica tale d’aver abbandonato il mondo cosmico come lo conosciamo per continuare a vivere ed evolversi in “universi” non-cosmici creati da loro stessi, al di fuori delle nostre leggi fisiche e quantistiche, ipoteticamente parlando questi esseri possono essere realmente considerati degli Dei nel senso stretto della parola. Le entità di tipo VI fino a tipo X possono (dal nostro punto di vista) essere considerate “divinità”. Estrapolando in base al tasso di crescita attuale del consumo energetico planetario, secondo Michio Kaku, fisico teorico statunitense, l’umanità potrebbe raggiungere una civiltà di tipo I intorno al 2200, di tipo II intorno al 5200 e di tipo III intorno al 7800; probabilmente tutti gli altri stadi possono essere raggiunti solo dopo milioni di anni e con la collaborazione di altre civiltà aliene, oppure possono non essere raggiunte a causa della Singolarità tecnologica o di semplici eventi naturali”.
Nessuno potrà mai affermare, ripeto, di non esser parte di un enorme videogame, di una sofisticata creazione avente come oggetto l’universo materico e la nostra relazione spazio-temporale come “inganno” (pensiamo al concetto di “Velo di Maya” nella cultura indiana). Per es., buona parte della mia mia conoscenza la devo all’arte della PS4: oramai siamo a livelli di interattività straordinaria, di infiniti campi di esplorazione, nonché di una narrazione infinita . Il futuro riserverà apparati che azzereranno completamente la capacità di discernere la nostra realtà da quella del “gioco” (virgolette). Già da ora con i caschi interattivi in commercio (sistema VR), e nel futuro prossimo, quando la sinestesia sarà ultimata tramite chip che annulleranno ogni effetto sensoriale, è possibile e sarà possibile interagire ed esplorare territori in grado di rigenerare l’ordine percettivo della cosiddetta “realtà”. Badate che qui siamo nei pressi di certe visionarie della “Baghavad Gita”, al sogno di ogni umano, alla creazione di mondi. Pensate che di fronte a tali meraviglie, chessò, SIddharta o Confucio sarebbero stati a ponderare e censurare? E’ molto più probabile che sarebbero a esplorare “dal di dentro” questi nuovi linguaggi.
Chiudersi dentro un mondo vecchio e rifiutare aprioristicamente nuovi codici, le nuove “grammatiche”, significa porsi al di fuori della Storia: questo sì che è un atto di profonda e delirante onnipotenza. E in definitiva poi, cos’è un libro se non uno degli penultimi atti virtuali dell’alfabetizzazione? Cinquemila anni rappresentano ben poca cosa, rispetto all’intero percorso della storia umana Oggi, e a maggior ragione se si è insegnanti, occorre conoscere i nuovi linguaggi e saperli coniugare con quelli del passato. Altrimenti lo iato tra “vecchi e giovani” sarà sempre più ampio e saremo ricordati come l’ultima generazione di dormienti. L’accelerazione odierna rispetto al passato è esponenziale. Siamo ben oltre, dunque, alla dialettica pirandelliana de “I Vecchi e i Giovani”, allo scontro generazionale che da sempre ha caratterizzato e condizionato la dinamica pulsionale delle società moderne.
Concludo con una citazione di Hans Freyer (per chi vuole o può intendere): “Chiedersi se la tecnica con la quale si è partiti fosse moderna o primitiva, sufficiente o insufficiente è una domanda sbagliata. Ogni tecnica è la struttura di una volontà fino al punto in cui questa può attaccare”. (Francesco Cusa).
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