La mia recensione per "Cultura Commestibile" di: “Morto Stalin, se ne fa un altr
La mia recensione per "Cultura Commestibile" di: “Morto Stalin, se ne fa un altro”, di Armando Iannucci (6)
- C’è molto, troppo Kaurismaki in questo film di Iannucci. Oserei dire inutilmente, perché il film, grazie anche al pregevole cast, ha dei notevoli spunti creativi e gode di una discreta sceneggiatura. E c’è poco, pochissimo Monty Python, a dispetto della presenza del mitico Michael Palin nei panni di Molotov. Il risultato è una specie di ibrido tra racconto storico e commedia surreale che non dà mai la sensazione di graffiare veramente, in quanto tutti gli elementi corali paiono amalgamarsi male insieme, forse proprio a causa di questo senso di indeterminatezza che solo pochi registi - su tutti Wes Anderson - possono concedersi. Non conosco la graphic novel di Fabien Nury e Thierry Robin da cui è tratto il film, per cui non posso cogliere magari le sfumature e i riferimenti specifici. Il mio giudizio è dunque ovviamente limitato alla visione della pellicola. Insomma, a me pare che “Morto Stalin, se ne fa un altro” rappresenti l’ennesima occasione perduta nonostante le feconde premesse. Non sono riuscito a sintonizzarmi sulle frequenze da “black comedy” senza sospirare per la sgradevole sensazione di “deja vu”, né a modulare con le palesi caratteristiche da “pièce” dell’opera che pare sfocarsi costantemente negli obiettivi e nei propositi.
Pochi lampi nel grigiore.
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