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Francesco Cusa - Official Website - Recensione di SPIDER MAN

Recensione di SPIDER MAN

2017-07-16


Con Spider Man "Homecoming" di Jon Watts, abbiamo respirato le atmosfere del fumetto che tanto ha solleticato le fantasie delle nostre stagioni adolescenziali, fungendo da vera e propria "avventura di formazione". Il grande merito del film è quello di aver riconsegnato le atmosfere "pop" del fumetto dei Settanta (un vero e proprio capolavoro i titoli di coda) - i colori, la grana, il "profumo" della pagine,- all'asetticità dell'era digitale. E così Peter Parker torna ad essere l'impiastro cazzone d'un tempo, con l'aggiunta dei "selfie" al telefonino a testimoniare le sue acrobatiche evoluzioni di ragazzino brufoloso in preda all'incontenibile gioia per l'acquisizione dei poteri soprannaturali. Ci sta tutto il riscatto sociale del nerd sfigato di quartiere (e anche qui respiriamo le atmosfere "proletarie"del tempo del fumetto), che tentenna tra senso del dovere e dell'apparire, in quella che è la naturale disposizione dell'animo di ogni essere dell'era dei social. In questo senso l'opera di Watts e dei suoi sceneggiatori è sublime; a cominciare dal fatto che il plot comincia con Spider Man che ha già da tempo acquisito i suoi superpoteri. Questo espediente consente uno sviluppo meno affabulatorio delle vicende di "Homecoming", per lasciar spazio alla caratterizazione psicologica del personaggio e dunque all'evoluzione via via più incalzante della trama. Marvel Studios ha il grande merito di dare continuità negli anni al suo mondo straordinario proprio grazie alla costante reinvenzione dei propri storici personaggi, per quella che potremmo definire una vera e propria "mitologia barthesiana". Ciò, grazie allo sviluppo progressivo del mitologema dell'eroe che viene costantemente rigenerato a partire dalle sue stesse spoglie, dai brandelli di maschera che si fanno costantemente "cronaca", in barba alla storia, al tempo ed alla nostalgia che nicchia in un maldestro tentativo di agguato perenne. A mia memoria non ricordo nessuna operazione del genere nella storia dell'arte moderna e contemporanea. Dunque, un film in superficie scorrevole ma denso di sottotesti. Il pubblico di ragazzini del 2017 infatti "riconosce" e si riconosce nella rivisitazione di un eroe totalmente affrancato dal peso della storicizzazione e da tutto ciò che lo relegherebbe alla memoria dell'illustre passato illustrato. Risate, emozioni, stupori erano palpabili in sala, dal più giovane al più "vecchio" spettatore (il sottoscritto). E per una volta, possiamo definirla vera e propria "empatia tra sapiens".