Recensione del videogame "THE LAST GUARDIAN"
"THE LAST GUARDIAN": Cronaca di un Capolavoro (spoiler). - Ormai solo i vecchi tromboni possono ancora parlare di videogames. Qui, signori e signore, parliamo di poesia, di bellezza, di meraviglia, di candore, di purezza. E parliamo anche di "linguaggio", di una "koinè" che ormai è figlia di un sentire diffuso e capillare. Mi chiedo come oggi si possa fare il mestiere del genitore, dell'insegnante, dell'educatore senza dominare questi microcosmi di senso. Stiamo parlando di un genio, innanzitutto, genio che risponde al nome di Fumito Ueda, lo stesso autore di altre due immense opere come "Ico" e "Shadow of The Colossuss". Poche volte mi sono ritrovato di fronte ad un finale, così, pietrificato, affranto e col cuore in pezzi per l'epilogo di questo incredibile atto poetico, immerso nei bagliori notturni dello schermo per una notte deprivata per sempre da Trico, l'essere chimerico che amerete fino al delirio. Dirò di più: ogni genitore dovrebbe comprare una console SOLO ed ESCLUSIVAMENTE per far giocare i propri figli a "The Last Guardian". Essi cresceranno con dentro al cuore l'esperienza di un'avventura indimenticabile che nessuno di noi ha avuto la fortuna di poter vivere (nella nostra infanzia). Un mondo desolato, immense torri, colonne e palazzi edificati su abissi, per quella che sarà un'avvincente ascesa fondata sul patto simbiotico (e simbolico) del bambino con la Creatura. Venti, abissi, misteriosi occhi di vetro posti in punti salienti che bloccano "Trico" (un gioco intriso di mistero, che non "spiega", non è sequenziale) e che occorrerà rimuovere e distruggere per proseguire nel cammino. Un racconto che sfocia nella leggenda, quella della mitologia nipponica dei grandi draghi. Ma (e parliamo di un "ma" di un certo peso), ogni osservazione di carattere analitico è destinata a infrangersi nell'incommensurabile specchio che Trico restituisce all'io-giocante: le mimiche di Trico, la sua sofferenza, la sua commovente dedizione. Ecco, "The Last Guardian" è un PURO ATTO POETICO, un videogioco che tradisce la sua stessa natura di oggetto estetico, è il miraggio di un vissuto, di una fantasia che non osiamo più neanche concepire. I silenzi e il vento. Le grida del bambino disperso nei meandri di cattedrali senza fondamenta, e la risposta di Trico, il suo ragliare-abbaiare-muggire-miagolare che ci rimanda al delirio dell'ancestrale, alla perdita di ogni ragione che non sia sconcertante, illimitata testimonianza di affettività. E' la più straordinaria dimostrazione del lacaniano "Altro", del rapporto tra magia e sensorialità. Provate ad accarezzare le piume di Trico e a curare le sue ferite. Provateci. E' un atto di pura "maieutica pixellata": regalatelo ai vostri figli, regalatelo a voi stessi.
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