Recensione di “X-Men: Apocalisse” di Bryan Singer (6)
“X-Men: Apocalisse” di Bryan Singer
UNO STUDIO ACCURATO SULLA MITOLOGIA CONTEMPORANEA, NELLO SPECIFICO ESPRESSA DAL COMPLESSO UNIVERSO DELLA MARVEL.
Bryan Singer conosce molto bene il cinema e non si smentisce affatto in “X-Men Apocalisse”, film poco riuscito ma denso di rimandi e simbologie importanti. L’ho vissuto più come un vero studio accurato sulla mitologia contemporanea, nello specifico espressa dal complesso universo della Marvel, sorta di Olimpo metropolitano partorito in tempi di Guerra Fredda e in perenne metamorfosi grazie all’imperituro genio di Stan Lee.
I primi minuti del film sono un vero e proprio trattato di simbologia comparata in cui si esplorano la mitologia di “Apocalisse” (qui nelle vesti di primo mutante), dello “Zed” di pincherliana memoria e della storia recente dell’uomo; vengono insomma poste le basi per uno sviluppo non propriamente organico delle vicende che culminerà poi nella celebrazione della rinascita dell’Araba Fenice.
Il problema è che tutto questo ben di Dio non trova poi adeguata armonizzazione nello scontro tra mutanti, che da titanico si fa cialtronesco, parodistico, a tratti quasi comico. La scena più avvincente rimane quella del salvataggio di Quicksilver, davvero una perla rara che gioca (ancora, come nel precedente episodio) sul gap tra esplosione del raggio distruttivo e spazio-tempo, in una incredibile sequenza che finisce alla fine con l’essere la cosa migliore di tutto il film. Per il resto tutto procede in maniera abbastanza piatta e oserei dire scontata; lo stesso Magneto appare avvitarsi malinconicamente nel suo stesso contrasto, nel dualismo che lo vede sempre in bilico tra “bene e male”, per quello che appare oramai come un clinico disturbo schizoide della personalità (ammesso che una simile diagnosi sia spendibile per un’autorità semidivina).
Ma il fulcro d’interesse del film, ripeto, sta a mio avviso nell’esplorazione (certamente fugace, e non approfondita) di alcune simbologie importanti, cosa alquanto rara nella filmografia da blockbuster. Su tutte quella del numero quattro dell’Apocalisse, e dunque dei Quattro Cavalieri, che trova attualizzazione del mito tramite la socializzazione del “problema dei mutanti”, ovvero di esseri superiori che devono essere controllati e uniformati alla massa (potremmo dire lo stesso del “4” dei Fantastici Quattro, vero simbolo della croce in movimento sul cerchio). Del resto. la “X” degli X-Men è stemma araldico che riporta alla famosa croce di S. Andrea, tratto distintivo dei Borgognoni. Ma mi spingerei forse oltre la natura specifica di una recensione cinematografica, e dunque mi fermo qui.
X-Men: Apocalisse (USA, 2016)
di Bryan Singer
con James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Oscar Isaac, Nicholas Hoult
Il Grandangolo No! voto: 7
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