Recensione di "Carol" di Todd Haynes (6)
“Carol” di Todd Haynes è un film noioso ed estetizzante che deve la sua fortuna ai magnetici volti di Cate Blanchett e Rooney Mara. La magnifica, quasi maniacale, preziosa ricostruzione degli anni ’50, gli artifici della macchina da presa, rendono il film un prodotto sofisticato, decorato di piccole perle. Tali sono gli squarci sul natale di quegli anni, le scene girate in automobile, la bellezza dei capi d’abbigliamento (sublime la maglietta rosa indossata da Rooney Mara che la fa assomigliare in maniera impressionante a Audrey Hepburn).
Lentamente, sotto la superficie, scorre la trama dei sentimenti, come un plasma denso, a percorrere vecchie tubature incrostate dalla norma e dal perbenismo borghese di quegli anni. Questo è al contempo il pregio e il limite del lavoro di Todd Haynes, il quale illustra indossando dei guanti per non sporcarsi le dita. Certamente occorre una grande capacità registica per saper rendere, nella stasi seduttiva degli sguardi, il fremito di una passione senza limiti, costretta negli ambiti angusti del contegno sociale; ma al di là di questo non si procede.
Pur rispettando la poetica di “Carol”, è pur vero che si esce dalla sala con una certa pesantezza alla testa, lievemente storditi, come dopo una visita alla gioielleria in qualità di distratti ospiti.
La mancanza d’una partecipazione emotiva che non sia figlia dello stupore contemplativo, rende alla fin fine sterile la trama e giustificabile qualche innocente sbadiglio.
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