Presentazione della mostra di Valentina Mir: "Con occhio disincantato".
http://www.lapisnet.it/il-magazine/con-occhio-disincantato/
Nei collage di Valentina Mir corpi e oggetti rimangono impressi con la stessa funzione di una radiografia o di una TAC. Oggetti d’uso, simboli vintage, corpo della donna, divengono sintomatologia del rimosso, “mise en abyme” del “ready made”, frantumazione del Divenire, coazione a ripetere. ”Miramorphoses” narra della deframmentazione e dell’arresto del movimento storico mediante un processo di vivisezione dei feticci occidentali in salsa subdolamente freudiana; in altre parole “Miramorphoses” è il calco scarnificato della simbolizzazione del contemporaneo (quale?), del nostro inconscio collettivo posto al di qua di una temporalità storica.
Questa evidenza è del resto ben espressa in una delle sue opere: il “Matto” dei Tarocchi muove verso il corpo di due donne (la donna in “costume” icona-scandalosa degli anni Sessanta), o meglio di una donna e del suo “doppelganger” con un monolite-monade al posto del capo; sullo sfondo, in bella evidenza, il coniglietto di Playboy. Il tempo è come raggelato nella monade, e la logica conseguenza di questo atto brutale porta al congestionamento del significante, al cortocircuito della costellazione simbolica. Ogni icona è sezionata chirurgicamente nel gabinetto medico di un’artista sadica, e le parti non esprimono che un Tutto a cui manca qualcosa, forse la sua parte essenziale. Ciò, con nostro sommo godimento, ci risparmia dalla cronaca, dalla purulenta piaga del rimando al “sociale”, dalla retorica della mercificazione del corpo della donna.
È una natura morta e sepolta quella di Valentina Mir, che postula nei suoi contorni i rimandi a una materia occultata dalla manifestazione del visivo, suggerendo tramite la cristallizzazione ingannatoria di corpi e oggetti, appunto, la presenza di un’altra realtà informe, vivida e pulsante al di sotto delle croste. Dunque siamo di fronte ad una coralità solo apparente, che mima, scimmiotta ciò che non è rappresentabile. Ad animare i lavori di Valentina Mir è la cornice che si fa contenuto menzognero, il Falso che espelle il Vero dalla tela, costringendo il fruitore ad una vana e disperata operazione di disvelamento che solo a pochi eletti potrà risultare intellegibile. Ogni messaggio è messo tra parentesi e non c’è traccia di sintomo, essendo quello del cadavere della società dei consumi il corpo sezionato e messo in “mostra”, offerto in pasto al necrofilo, il quale, fino a prova contraria, è e sarà sempre il custode gastrico della deiezione del Sublime.
Seguimi!
PLAY MUSIC!