"J.Edgar" di Clint Eastwood (voto 6,5)
"IL GRANDANGOLO NO!"
recensioni cinematografiche a cura di Francesco Cusa
"J.Edgar" di Clint Eastwood (voto 6,5)
Un discreto Clint, ma siamo distanti e pure molto dalla forza espressiva di "Gran Torino" o dal coinvolgimento emotivo di "MIllion Dollar". La storia di J. Edgar Hoover, fobico, paranoide capo dell'FBI attraversa mezzo secolo di vicende statunitensi. Pregevole il gioco affabulatorio nei salti temporali, mai forzati o sconnessi, un tantinello sopra le righe il trucco del suo braccio destro, Tompson, davvero caricaturale. Tuttavia il film risente di un affaticamento: a tratti vi è come un parallelismo tra le vicende di Hoover e quelle di Eastwood, verrebbe voglia di dire a entrambi di riposarsi.
Non basta la maturità e la prova di spessore di Di Caprio a dar fuoco alle scene "cult" del film: il bacio omosessuale con il suo braccio destro Tompson dopo la feroce lotta, il travestimento da "Psyco" che segue alla morte della Madre Sovrana. Vi è come un tratto opaco, una miopia che rende il tutto come sospeso, più che sfocato. I dettagli saltano su come pupazzi a molla caricati male, in intermittenze poco preparate dal canovaccio.
La vicende americane, che nel film abbracciano ben otto presidenze USA, vengono narrate con veloci squarci e flashback, claustrofobicamente, per le ristrette mura e le scrivanie colme di fascicoli. Ma alla fine tutto implode: la passione, il trauma, la tragedia, la psicosi e financo la morte, si offrono allo spettatore in un digrignare sordo di denti, di sudorazioni e mascelle serrate che paiono essere apogeo maxillo-facciale ad esclusivo appannaggio del Soggetto. Quell'Hoover-Di Caprio che da solo può forse spingervi ad alzare le vostre stanche natiche dal divano di casa.
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