Mio scritto per Improvvisatore Involontario
"Improvvisatore Involontario non serve a niente. E' la condivisione di un'utopia. Di obiettivi concreti messi al servizio della Bellezza. In questi tempi di falso e materico concreto, condividere un'esperienza che muova da istanze siderali per poi (semmai) coagularsi in calchi e impronte è già troppo. Suona quasi blasfemo per queste geografie del mentale, nelle derive, nelle scissioni di ogni ecosistema. Muovere da alte vette, indi planare verso lidi e porti. Ciò che rimane. E' nello "scarto" che semmai si prende coscienza d'esser musicisti, d'esser collettivo, d'essere una label, un ufficio stampa, d'essere festival. Non occorre iscriversi, entrare a far parte di una realtà come quella di Improvvisatore Involontario se non si riverbera, se non ci si intende al volo, con la complicità dello sguardo. Le macerie del nostro tempo artistico stanno lì a testimoniare che occorre altro. Che non basta "organizzarsi", "fare gruppo", "produrre". Che è necessaria una radicale virata, una "mutazione della prospettiva". Tutti possono entrare e far parte di I.I. Chiunque: dal simpatizzante, al cuoco, al musicista. I.I. non è dunque un collettivo in senso stretto. E' un movimento artistico e d'opinione (in senso lato). Una realtà camaleontica che muta in funzione delle sue parti, di chi vi entra e pone il suo imprintig. E' la piattaforma instabile di chi ha la voglia e la forza di cambiare ciò che sembra conquista sempiterna. Non domani. Adesso. Nella precarietà del "per sempre". I.I. deve diventare il "tempio" in cui si vampirizza lo "stato delle cose", in un perenne ciclo di permutazioni. Solide fondamenta sul Crocevia del Sospeso. Quindi perché iscriversi ed entrare in II? Risposta: Per riconoscersi".
Francesco Cusa Presidente di Improvvisatore Involontario.
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