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Francesco Cusa - Official Website - Mio articolo per la rivista "Cultura Commestibile" - "L'umano capitolare". Per l

Mio articolo per la rivista "Cultura Commestibile" - "L'umano capitolare". Per l

2014-01-20

"Il Capitale Umano è un film insostenibile. È il solito specchio opacizzato della nostra Italia vista da Virzì. Un film macchiato da interpretazioni attoriali sopra le righe e francamente insopportabili. Tuttavia va visto. Cioè va visto in Italia. È abbastanza atroce trovarsi davanti ad uno spaccato reale e concreto, e capisci che tutte queste polemiche sono frutto di un embrionale tic, di reazione puerile. Il film dice il vero, drammaticamente e volgarmente. Tocca nervi scoperti. Questa Brianza sciatta, volgare e ignorante è il punto di non ritorno di un paese che ha sprecato ogni risorsa nella speculazione barbara, in un processo di industrializzazione selvaggio che ha ucciso ogni risorsa, ed in definitiva la Bellezza. Andatelo a vedere e vergognatevi".
Questa le mie riflessioni dopo un sabato al cinema. Entrai assieme ad un'amica a vedere questa pellicola di cui poco o nulla mi fregava (già sapevo che saremmo andati incontro ad una cronachetta tragica delle nostre piccinerie peninsulari estese a paradigma). Mi convinse forse l'opportunità che avrei avuto di poter toccare delle cosce (dell'amica) nel buio confortante della sala. Alla mia destra, una giovane coppia in perenne enfasi partecipatoria, in aderenza col film, mano nella mano a commentare con bisbigli insettiferi le inezie di trama dopo neanche cinque minuti. Alla mia sinistra, due vecchi senza più un futuro. Eccoli indignati nell'intervallo, a discettare su "che razza di paese fosse il nostro". Si palesò ordunque, adamantina, dopo accurate analisi fisiognomiche, in me la visione del fatto che buona parte del debito pubblico accumulato dal nostro sventurato paese, possa esser stato cagionato da questi due vegliardi corrotti. Alla ripresa, dopo caffè corroborante al bar (caffè in spirito), spentesi le luci in sala, come un barbaglio di consapevolezza ebbe ad insinuarsi nel mio animo cortese. Mano nella coscia del soggetto Alfa e sguardo random tra pubblico in sala e schermo, con "zoommate" efficaci e pertinenti, dedussi la regola dell'Interscambio. Tutto il pubblico presente in sala poteva essere quello del film. Viceversa i protagonisti del film, gli attori, difficilmente sarebbero potuti essere credibili a parti invertite, in qualità di pubblico intendo. E' un film falso come la nostra Zecca. Ha senso solo per le indignazioni che suscita nel leghista, ha valenza civica nel suo essere preso per quello che non è. Per la cronaca - e questo conta - il Soggetto Alfa è comunque tornato a casa senza perdere il decoro. E io mi distinguo costantemente per il gentiluomo che sono.