Mia recensione di "Prisoners" di Dennis Villeneuve (8,5)
Uno dei più bei thriller degli ultimi anni. In una Boston grigia e spettrale la scomparsa di due bambine rimette in moto ancestrali istinti. Nell’apparente normalità della periferia cominciano allora ad emergere i fantasmi della comunità silente, gli aspetti sconcertanti delle vite segrete, gli orrori sepolti sotto gli scantinati.
Ciò che distingue “Prisoners” dagli altri film di genere è questa sua atmosfera perturbante che rimanda ad una Twin Peaks contemporanea. In questo contesto sociale, che attende solo la violazione della norma per rilasciare i propri miasmi (pur con tutte le differenze estetiche del caso, non ho potuto fare a meno di pensare a “Il Nastro Bianco” di Haneke), si muovono i protagonisti in costante e progressiva discesa verso gli inferi della ragione. La metafora della prigione, nel continuo processo di caccia e tortura, allude all’angoscia interiore, alle sbarre dell’anima. Una qualche requie, paradossalmente, pare darsi nella bestiale deflagrazione degli istinti, laddove comincia a regnare l’irrazionale in seguito allo spalancarsi delle porte dell’assurdo.
Il detective (Jake Gyllenhaal) si chiama Loki (nella mitologia vikinga il signore del male), è pieno di tic, porta tatuaggi al collo e alle mani. Ha sempre risolto i suoi casi. E’ lui il vero protagonista del film, quest’uomo disturbato, ma dotato della rettitudine del santo, delle qualità del veggente. Egli riesce a cogliere, nell’immane ordito dell’enigma, i nessi salienti, le tracce essenziali. Una sorta di sesto senso che ritroveremo ancora nel finale sensazionale del film.
Tutta l’atmosfera di “Prisoners” è dominata da uno stato alterato della percezione, ogni accadimento è come distorto, disturbato, mefitico. Il film non si regge dunque nella sua pur intrigante sceneggiatura, né può risolversi nel pathos che tiene incollati alla sedia a dispetto della durata. Man mano che si procede, nella profondità, ad ogni peculiare virata di trama, vi è come uno scavo psicologico collettivo, una continua allusione a qualcos’altro, ad una dimensione aliena, disumana dello sguardo sul mondo.
Questo il grandissimo merito di Villeneuve, l’aver messo in risalto elementi estranei al canovaccio stilistico e di genere, cosa del resto propria dei grandi maestri come Kubrick, Scorsese, Lynch.
Da vedere assolutamente.
“Prisoners” un film di Denis Villeneuve. Con Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard. continua» Titolo originale Prisoners. Drammatico, durata 153 min. – USA 2013. – Warner Bros Italia uscita giovedì 7 novembre 2013. – VM 14
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