Recensione di Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini: Black Poker per All About Jazz - il:2019-05-02
Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini: Black Poker
Neri Pollastri By NERI POLLASTRI
May 1, 2019
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Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini: Black Poker
Singolare e riuscita interazione tra un quartetto jazz e un cameristico quartetto d'archi, operata attraverso la mediazione di due musicisti curiosi e coraggiosi -il batterista Francesco Cusa, che ha portato con sé i suoi The Assassins, e il compositore e direttore d'orchestra Duccio Bertini, che ha arrangiato i brani, in gran parte di Cusa e in due casi della sua stessa penna.
Il lavoro si è sviluppato a partire da composizioni di Cusa, sulle quali Bertini ha lavorato per comporre la parte del quartetto d'archi (il Florence Art Quartet che, si noti, è di estrazione classica) in modo che le due parti si fondessero sia come discorso musicale, sia come suono. All'ascolto del disco, ne scaturisce qualcosa di davvero molto lontano dalla "tradizionale" interazione tra jazz e archi che è stato possibile ascoltare relativamente spesso almeno dal 1949, anno di uscita di Charlie Parker With Strings: qui gli archi non accompagnano, abbelliscono o rifiniscono quanto espresso dai jazzisti, bensì interagiscono con piena titolarità. E ciò vale non tanto quando -in "Interludio" ed "Elegia" -prendono la scena in solitudine, eseguendo composizioni originali di Bertini, liricamente contemporanee e che danno un respiro diverso alla musica di The Assassins, ma soprattutto quando si intrecciano direttamente al suono del quartetto.
Lo si coglie bene fin dall'avvio del disco, dove -dopo l'attacco ritmico della formazione jazz—prima il violino in modo lancinante, poi gli altri archi si inseriscono nel discorso complessivo dicendo cose nuove, diverse, complementari. Lo stesso accade nel più meditativo prosieguo della traccia, quando gli archi addirittura interagiscono con l'elettronica, per poi farsi da parte e lasciare spazio all'assolo del tenore di GIOVANNI BENVENUTI—per inciso, un sassofonista di gran classe che finora non ha ricevuto l'attenzione che meriterebbe -fino alla conclusione, un duetto tra il pianoforte e violino pizzicato.
Nel resto del disco le cose proseguono variando ripetutamente le relazioni tra le due sezioni della formazione: in "The Act Of Killing Music," per esempio, gli archi introducono la musica del quartetto jazz, ma vi intervengono anche all'interno, ora distanziandosi dai ritmi, ora conferendo un colore diverso, ora perfino unendosi all'unisono per dettare il tema; non diversamente in "Kirtimukha," ove è il quartetto a partire -e con che intensità! -per lasciare poi che gli archi "avvolgano" il successivo solo del tenore.
Complessivamente i ripetuti cambi d'atmosfera, i riferimenti ora a scenari orchestrali, ora ad avanguardie d'improvvisazione, gli equilibratissimi impasti timbrici e il non meno attento interscambio tra una formazione d'impianto ritmico, quale The Assassins del batterista siciliano, e una lirica, qual è un quartetto d'archi classico, danno vita a un disco estremamente moderno, ricco di elementi d'interesse, oltre che di ascolto piacevolissimo.
Track Listing: Spades/Picche; The Act Of Killing Music (The King); Clubs/Fiori; Dr. Akagi (The Queen); Interludio; Diamonds/Quadri; Kirtimukha (Haesrts/Cuori); Elegia.
Personnel: Francesco Cusa: batteria. The Assassins: Giulio Stermieri: pianoforte, organo Hammond; Flavio Zanuttini: tromba, elettronica; Giovanni Benvenuti: sax tenore. Florence Art Quartet: Daniele Iannaccone: violino; Lorenzo Borneo: violino; Agostino Mattioni: viola; Cristiano Sacchi: violoncello. Duccio Bertini: tastiere in “Elegia”.
Title: Black Poker | Year Released: 2018 | Record Label: Cleen Feed
Recensione di FCTrio per il "Corriere del Sud" - il:2019-04-27
Amedeo Furfaro Società e costume 24 Aprile 2019 Visite: 240
http://www.corrieredelsud.it/nsite/societa-e-costume/28730-da-francesco-cusa-fct-all-arcadia-trio-due-album-concettuali-per-terzetto-jazz.html?fbclid=IwAR1kG-ToMWVkg1gr6Gc2G3CliJ29dLEP-cYk0lTYpfuVnfmnfP8JkEEuDFE
Le forme del Trio. Partiamo da quello del batterista Francesco Cusa in un singolare disco dal titolo From Sun Ra To Donald Trump/ Francesco Cusa Trio meets Carlo Atti T. (Clean Feed). Sun Ra d'accordo. Ma il jazz e Trump? Di Clinton sassofonista si sa e di Obama che, secondo alcuni, sarebbe divenuto presidente USA anche per merito del jazz, pure. Ma l'attuale capo della Casa Bianca che ci azzecca? Presto detto. O quasi. Il terzetto in questione e cioė Francesco Cusa alla batteria, Simone Graziano al piano e Gabriele Evangelista al contrabbasso plus Carlo Atti T. ai sax, lo assurge a totem dell'odierna era della schiumizzazione di una societá insicura, postglobale, finanziarizzata: "la schiuma rende bene questo implodere ed esplodere di sfere che si intersecano. Non c'è più centro, perchè ogni punto è virtualmente il centro" (Peter Sloterdijk). I musicisti scoprono di essere cittadini di un pianeta in cui non si riconoscono, e riparametrano una musica che possa situarsi in tale contesto senza confacervisi. Circumnavigano quell'universo - e qui ci può stare il riferimento a Sun Ra- e lo fanno con le poliritmie di Cusa, il pianismo esplorativo di Graziano, il contrabbassismo vibrante di Evangelista e in aggiunta il sassofono metamorfico di Atti. Nell'insieme il gruppo dá forma ad una materia intrisa di idee ed ideali, che fanno a pugni, questi ultimi, con la realtá dell'illusione capitalistica nata con il liberismo di Adamo Smith, passato per Keynes e, fra boom e recessioni, giunta fino alla odierna foam society. Un brano che meglio rende bene questa trasposizione della moderna storia economica in jazz è Delivering a load of musical boxes to Wall Street (Consegnare un carico di carillon nella sede di Wall Street) pieno zeppo di nodi relazionali, grovigli simbolici, pulsioni vitali di contrasto ad un ambiente tarato.
Del batterista catanese da segnalare inoltre, per la stessa label portoghese, Black Power / Francesco Cusa & The Assassins Meets Duccio Bertini (ed il Florence Art Quartet) e l'altro cd Love, per i tipi di Improvvisatore Involontario, inciso con The Assassins e cioė Giulio Stermieri (hammond, piano) Flavio Zanuttini (tromba, electronics) e Giovanni Benvenuti (sax). Infine, andando un pò indietro nel tempo, Wet Cats, in duo col pianista Gianni Lenoci (Amirani).
Recensione di FC & The Assassins "Black Poker" - Percorsi Musicali - il:2019-04-24
https://ettoregarzia.blogspot.com/2019/04
"Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa" di Federico Fini - il:2019-04-14
Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa
Batterista (ha suonato con i più grandi, da Paolo Fresu, a Andy Sheppard, Kenny Wheeler e molti altri), poeta, scrittore, ma non solo...
In questo blog cerco spesso il punto di congiunzione tra jazz, vita e letteratura. Terminato il romanzo Chiedi a Coltrane (a proposito, dovrebbe essere disponibile in libreria sugli store online tra un paio di settimane). ho scritto a Francesco Cusa e l'ho avvertito che era stato citato all'interno del libro. Inviatogli il pdf, mi ha risposto, chiedendomi quale fosse il passaggio a cui mi riferivo.
L'inciso nel romanzo era il seguente: ".. Francesco Cusa & The Assassins iniziarono a suonare il loro jazz duro. Le battute si interrompevano di continuo. Un susseguirsi di attimi violenti, disordinati, involontari e poi la melodia, per vera che possa essere..." , perché il jazz è l'arte più simile alla vita e quella sera, nell'unica volta che Francesco ha suonato al Pinocchio Jazz Club di Firenze, avevo riconosciuto la somiglianza. Gli ho precisato soltanto che la frase "la melodia per vera che possa essere" era riferito al fatto che il jazz, quello autentico, allude all'armonia, ma non la suona mai per davvero, così come la verità che non può essere raccontata perché quando la narri svanisce. "Il tuo jazz.." ho concluso ".. è rimando, smembramento e ricostruzione, allusione, così come occorre." Credo che la definizione gli sia andata bene..
Francesco Cusa ha suonato con i migliori nella scena italiana (Paolo Fresu, Gianni Gebbia..), estera (Andy Sheppard, Kenny Wheeler, Don Byron...) e figura a pieno titolo tra i personaggi più interessanti che mettono insieme narrazione e musica. Critico cinematografico, poeta, scrittore, jazzista. Troppa roba? Il filo conduttore è, in realtà, unico e si sviluppa a partire dalla sua inquietudine , indipendenza e conseguente libertà. Prendo come riferimento due suoi lavori: il progetto musicale Black Poker sviluppato insieme ai suoi Assassins (Giulio Stermieri hammond, piano, Flavio Zanuttini trumpet, electronics, Giovanni Benvenuti tenor sax) e il Florence Art Quartet ( Daniele Iannaccone violin, Lorenzo Borneo violin, Agostino Mattioni viola, Cristiano Sacchi cello, Duccio Bertini keyboards ) e la raccolta di racconti Novelle Crudeli pubblicata per Eris Edizioni.
Il progetto Black Poker mette insieme il senso stesso del jazz che di per sé è esplorazione, non ha confini. Grazie al Florence Art Quartet e alle composizioni di Duccio Bertini il viaggio procede dal perimetro rarefatto della musica classica (Interludio, Elegia), fino all'anima più divertente e libera di Cusa & Assassins in Dr. Akagi The Queen, Diamonds-Quadri o alla splendida Spades-Picche in cui avviene la vera e propria fusione tra assassini e quartetto. Ma come nella letteratura occorre far propri i classici per poi ucciderli, così nel brano The Act of Killing Music (the King) il cerchio si chiude, partendo dagli archi, contaminandoli, giocando con stridori, dissonanze, provando a strozzare la melodia (ma anche un rantolo se ben impiegato è musica). Davvero un progetto interessante e meritevole di attento ascolto.
Poi succede che Francesco Cusa se ne vada per i fatti suoi, senza band al seguito, e suoni le parole. Lo fa utilizzando la poesia, inserendola nella stessa narrazione. Da qui nascono le Novelle Crudeli.
Leggendolo mentre aspetto che mi lavino la macchina (era dannatamente sporca) mi sembra di essere immerso nel futuro, sia per la sensazione di solitudine che associo più o meno inconsciamente all'evoluzione digitale, sia per il precipitare delle parole (sempre profondamente curate) che descrivono con velocità pazzesche, a volte con l'aiuto degli stessi a capo per isolare i concetti, sentimenti e decadimenti dell'essere umano. Confondendo reale e narrato, percepisco lo stesso addetto al lavaggio quale funzionario di stazioni intergalattiche, tendenzialmente ostile, Francesco Cusa quando scrive non sembra aver fiducia nella massa, neanche nell'essere umano e, probabilmente, neppure in sé stesso. Alla fine l'unica faccenda nobile a questo mondo e in qualsiasi altro è abbandonarsi e stare ad osservare ciò che avviene, tanto più la fine. Farsi frullare dagli spazzoloni del lavaggio e uscirne scheletro lucente.
Altro straniamento: mentre mi giunge sul collo il pulviscolo umido, residui dell'incessante opera del lavaggio auto, mi pare di essere ripiombato dentro Canti del Caos di Antonio Moresco, da cui mi sono staccato proprio per far posto ai Racconti di Cusa. Moresco è un maestro del nitido caos, mentre Cusa preferisce lo scarto improvviso, l'aggroviglio, la sedimentazione, eppure la matrice è paragonabile. Basta così, macchina pulita e profumata.
Aggiungo che Novelle Crudeli è stato illustrato da Daniele La Placa, che lo ha immerso nel sogno, il che istintivamente mi ha consentito di accostarlo ad una graphic novel pur non essendolo e non tanto per le illustrazioni, quanto per lo stile e la solitudine dei personaggi. Eroi alla rovescia, pronti a uccidere e a farsi uccidere, perché alla fine la loro stessa morte è l'unica purificazione possibile. L'ironia amara balena pure lei costantemente in mezzo allo sfacelo, a scariche elettriche nel panorama plumbeo, a colpi di pistola. Da leggere, scegliendo tra le circa 300 pagine i racconti preferiti (per me Virgen 45).
Come legare, quindi, Racconti crudeli a Black Poker? Libertà, indipendenza e inquietudine sostanziano entrambi i percorsi, sebbene in dosaggi diversi. Quando Francesco Cusa resta solo di fronte al pc, adopera una band di fantasmi, diventa personaggio tra i personaggi. Il jazz, invece, lo restituisce a sole e alla pioggia, agli altri musicisti che suonano con lui, gli consente di tendere la mano all'universo. Cupo, onirico, struggente quando scrive, libero sperimentatore, assemblatore di suoni e altre sensibilità quando usa le bacchette. Ma in entrambi i casi consapevole che solo alludendo, si evita il grossolano errore di provare a svelare il mistero che alla base delle nostre stesse vite.
Buon ascolto e buona lettura.
Se ti è piaciuto il post ti consiglio di leggerti anche La Spagna contemporanea da leggere.
Se sei curioso del mio romanzo Chiedi a Coltrane che a breve sarà disponibile in libreria e negli store online, intanto guarda questo breve book trailer.
Se vuoi ascoltare la colonna sonora di Chiedi a Coltrane (il meglio del jazz contemporaneo, compreso un brano di Francesco Cusa & Assassins) ascolta la playlist Chiedi a Coltrane
Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa: di Federico FINI - il:2019-04-14
Una vita sola non basta: jazz, follia, cinema e libri di Francesco Cusa
Batterista (ha suonato con i più grandi, da Paolo Fresu, a Andy Sheppard, Kenny Wheeler e molti altri), poeta, scrittore, ma non solo...
In questo blog cerco spesso il punto di congiunzione tra jazz, vita e letteratura. Terminato il romanzo Chiedi a Coltrane (a proposito, dovrebbe essere disponibile in libreria sugli store online tra un paio di settimane). ho scritto a Francesco Cusa e l'ho avvertito che era stato citato all'interno del libro. Inviatogli il pdf, mi ha risposto, chiedendomi quale fosse il passaggio a cui mi riferivo.
L'inciso nel romanzo era il seguente: ".. Francesco Cusa & The Assassins iniziarono a suonare il loro jazz duro. Le battute si interrompevano di continuo. Un susseguirsi di attimi violenti, disordinati, involontari e poi la melodia, per vera che possa essere..." , perché il jazz è l'arte più simile alla vita e quella sera, nell'unica volta che Francesco ha suonato al Pinocchio Jazz Club di Firenze, avevo riconosciuto la somiglianza. Gli ho precisato soltanto che la frase "la melodia per vera che possa essere" era riferito al fatto che il jazz, quello autentico, allude all'armonia, ma non la suona mai per davvero, così come la verità che non può essere raccontata perché quando la narri svanisce. "Il tuo jazz.." ho concluso ".. è rimando, smembramento e ricostruzione, allusione, così come occorre." Credo che la definizione gli sia andata bene..
Francesco Cusa ha suonato con i migliori nella scena italiana (Paolo Fresu, Gianni Gebbia..), estera (Andy Sheppard, Kenny Wheeler, Don Byron...) e figura a pieno titolo tra i personaggi più interessanti che mettono insieme narrazione e musica. Critico cinematografico, poeta, scrittore, jazzista. Troppa roba? Il filo conduttore è, in realtà, unico e si sviluppa a partire dalla sua inquietudine , indipendenza e conseguente libertà. Prendo come riferimento due suoi lavori: il progetto musicale Black Poker sviluppato insieme ai suoi Assassins (Giulio Stermieri hammond, piano, Flavio Zanuttini trumpet, electronics, Giovanni Benvenuti tenor sax) e il Florence Art Quartet ( Daniele Iannaccone violin, Lorenzo Borneo violin, Agostino Mattioni viola, Cristiano Sacchi cello, Duccio Bertini keyboards ) e la raccolta di racconti Novelle Crudeli pubblicata per Eris Edizioni.
Il progetto Black Poker mette insieme il senso stesso del jazz che di per sé è esplorazione, non ha confini. Grazie al Florence Art Quartet e alle composizioni di Duccio Bertini il viaggio procede dal perimetro rarefatto della musica classica (Interludio, Elegia), fino all'anima più divertente e libera di Cusa & Assassins in Dr. Akagi The Queen, Diamonds-Quadri o alla splendida Spades-Picche in cui avviene la vera e propria fusione tra assassini e quartetto. Ma come nella letteratura occorre far propri i classici per poi ucciderli, così nel brano The Act of Killing Music (the King) il cerchio si chiude, partendo dagli archi, contaminandoli, giocando con stridori, dissonanze, provando a strozzare la melodia (ma anche un rantolo se ben impiegato è musica). Davvero un progetto interessante e meritevole di attento ascolto.
Poi succede che Francesco Cusa se ne vada per i fatti suoi, senza band al seguito, e suoni le parole. Lo fa utilizzando la poesia, inserendola nella stessa narrazione. Da qui nascono le Novelle Crudeli.
Leggendolo mentre aspetto che mi lavino la macchina (era dannatamente sporca) mi sembra di essere immerso nel futuro, sia per la sensazione di solitudine che associo più o meno inconsciamente all'evoluzione digitale, sia per il precipitare delle parole (sempre profondamente curate) che descrivono con velocità pazzesche, a volte con l'aiuto degli stessi a capo per isolare i concetti, sentimenti e decadimenti dell'essere umano. Confondendo reale e narrato, percepisco lo stesso addetto al lavaggio quale funzionario di stazioni intergalattiche, tendenzialmente ostile, Francesco Cusa quando scrive non sembra aver fiducia nella massa, neanche nell'essere umano e, probabilmente, neppure in sé stesso. Alla fine l'unica faccenda nobile a questo mondo e in qualsiasi altro è abbandonarsi e stare ad osservare ciò che avviene, tanto più la fine. Farsi frullare dagli spazzoloni del lavaggio e uscirne scheletro lucente.
Altro straniamento: mentre mi giunge sul collo il pulviscolo umido, residui dell'incessante opera del lavaggio auto, mi pare di essere ripiombato dentro Canti del Caos di Antonio Moresco, da cui mi sono staccato proprio per far posto ai Racconti di Cusa. Moresco è un maestro del nitido caos, mentre Cusa preferisce lo scarto improvviso, l'aggroviglio, la sedimentazione, eppure la matrice è paragonabile. Basta così, macchina pulita e profumata.
Aggiungo che Novelle Crudeli è stato illustrato da Daniele La Placa, che lo ha immerso nel sogno, il che istintivamente mi ha consentito di accostarlo ad una graphic novel pur non essendolo e non tanto per le illustrazioni, quanto per lo stile e la solitudine dei personaggi. Eroi alla rovescia, pronti a uccidere e a farsi uccidere, perché alla fine la loro stessa morte è l'unica purificazione possibile. L'ironia amara balena pure lei costantemente in mezzo allo sfacelo, a scariche elettriche nel panorama plumbeo, a colpi di pistola. Da leggere, scegliendo tra le circa 300 pagine i racconti preferiti (per me Virgen 45).
Come legare, quindi, Racconti crudeli a Black Poker? Libertà, indipendenza e inquietudine sostanziano entrambi i percorsi, sebbene in dosaggi diversi. Quando Francesco Cusa resta solo di fronte al pc, adopera una band di fantasmi, diventa personaggio tra i personaggi. Il jazz, invece, lo restituisce a sole e alla pioggia, agli altri musicisti che suonano con lui, gli consente di tendere la mano all'universo. Cupo, onirico, struggente quando scrive, libero sperimentatore, assemblatore di suoni e altre sensibilità quando usa le bacchette. Ma in entrambi i casi consapevole che solo alludendo, si evita il grossolano errore di provare a svelare il mistero che alla base delle nostre stesse vite.
Buon ascolto e buona lettura.
Se ti è piaciuto il post ti consiglio di leggerti anche La Spagna contemporanea da leggere.
Se sei curioso del mio romanzo Chiedi a Coltrane che a breve sarà disponibile in libreria e negli store online, intanto guarda questo breve book trailer.
Se vuoi ascoltare la colonna sonora di Chiedi a Coltrane (il meglio del jazz contemporaneo, compreso un brano di Francesco Cusa & Assassins) ascolta la playlist Chiedi a Coltrane
Per Bad Music Jazz FC & THE ASSASSINS "Black Poker" - il:2019-04-12
Bad Music Jazz
5 h ·
Mariola Membrives & Marc Ribot, Albert Marquès, Sabina Witt Music, Mary Halvorson i Francesco Cusa - Drummer a Bad Músic Jazz número 188*, el programa de jazz de la factoria Bad Music Radio, a scannerFM, aquí: https://www.scannerfm.com/membrives-ribot-albert-marques-s…/.
Mariola Membrives & Marc Ribot, Albert Marquès, Sabina Witt Music, Mary Halvorson e Francesco Cusa-Drummer al bad musicista jazz numero 188 *, il programma di Factory Jazz Bad Music Radio , scannerFM, qui:
https://www.scannerfm.com/membrives-ribot-albert-marques-sabina-witt-mary-halvorson-francesco-cusa/.
·
Recensione per Fc & The Assassins "Black Poker". per "The Whole Note March 2019". - il:2019-03-23
Recensione di FC & THE ASSASSINS "Black Poker" a cura di Nazim Comunale per "SentireAscoltare". - il:2019-03-13
https://sentireascoltare.com/recensioni/francesco-cusa-the-assassins-meets-duccio-bertini-black-poker/?fbclid=IwAR1PfyjWO-iOHZ9FEA1Htrb2ofJCUNHUXgKGBzDL4PeQiZvVKrncXcWcab8
Un incipit sghembo, sorvegliato, enigmatico, con gli archi ad attraversare un groove sottile e lievissimo: siamo dalle parti del Claudia Quintet con Spades/Picche, la prima traccia di Black Poker, il nuovo lavoro sulla lusitana Clean Feed del prolifico batterista/compositore catanese Francesco Cusa, già animatore dell’etichetta Improvvisatore Involontario. Gli assassini (di un certo modo paludato e patinato di intendere, ascoltare e suonare jazz) sono in questo frangente (la formazione oggi ha mutato assetto e presto avremo modo di sentire quanto ha prodotto in un doppio CD intitolato Giano Bifronte) Giulio Stermieri (hammond e piano), Flavio Zanuttini (tromba ed elettronica, abbiamo apprezzato il suo disco in solo, acustico e scabro, La Notte, ed è uscito da poco anche un suo nuovo lavoro in trio, Born Baby Born, sempre su Clean Feed) e Giovanni Benvenuti al sax tenore.
Il leader siede dietro i tamburi ed è autore di sei delle otto composizioni: le restanti due sono firmate da Duccio Bertini, che ha anche arrangiato le parti di archi suonate dal Florence Art Quartet. Niente basso, ma il ritmo non ne risente, anzi. Una poliritmia seducente anima questa traccia a cui gli archi aggiungono un quid di benvenuta larghezza sinfonica: peccato per il break più rockeggiante poco prima dei due minuti che lascia un po’ il tempo che trova, ma fortunatamente subito dopo si apre un’ampia parentesi per quartetto, tromba ed elettronica capace di descrivere panorami: una elegia alla Shostakovic che sfocia in un mare free, dove le onde salgono sempre più, mentre anche in cielo viene convocata tempesta; a seguire, uno squarcio di luce inattesa, e, improvvisa, la pace: un singhiozzo di pianoforte prima minaccioso ed infine sospeso, poi di nuovo gli archi a delineare profili novecenteschi in questo paesaggio mobile e mutevole. The Act of Killing Music alza il sipario con lente movenze di archi come nuvole scure che manterranno la pioggia che promettono (Penderecki?); inatteso, parte un groove di hammond e batteria che suona quasi come un soul di protesta del periodo Say it loud, i’m black and i’m proud: potrebbe essere una base perfetta per un talking di Gil Scott Heron e invece viene trafitto da parte a parte da partiture d’archi incisive ed ariose; da 3’50’’ in avanti una bassline di pianoforte in puro stile Lounge Lizards: appostamenti, inseguimenti, sigarette, la bocca impastata di sonno mancato, Travis Brickle, taxi driver, manie, fobie, follie a chiudere questo gran pezzo in una gloria di fanfara psicotica e lontana. Clubs/Fiori è inizialmente misteriosa e ossessiva, nello sviluppo si fa felina e cinematografica (in questo caso l’accostamento tra il quartetto jazz e gli archi convince meno, almeno nella prima parte): nello sviluppo la tromba di Zanuttini annuncia una sarabanda free che vede protagonista Stermieri al pianoforte, ispirato e libero nel vagare senza meta tra nevrosi ed ipnosi, mentre Cusa aggiunge virgole a un discorso che apre parentesi senza chiuderne una. Bene.
Il clima pare meno torrido e spigoloso con l’orchestrazione classica di Dr.Akagi (The Queen) ma la bonaccia dura solo il tempo dell’esposizione del tema, poi si torna in mare aperto tra schiaffi di vento, mareggiate, manovre di emergenza, un perfetto caos ordito senza dare mai l’impressione di perdere la rotta, una confusione assolutamente musicale e con una ottima capacità di calibrare le dinamiche. All’esplosione segue dunque di nuovo l’ordine con la ripresa di un drive mingusiano. Interludio (scritto da Duccio Bertini) è tale a tutti gli effetti, un momento di requie è benvenuto e necessario, anche se pure qui il mood si fa presto più energico e vibrante, quasi drammatico, con solamente gli archi a suonare languidi, sobri, hitchcockiani (o, per meglio dire, hermanniani). Diamons/Quadri apre come una risposta meno frenetica ai saliscendi mozzafiato di Tim Berne, però appare meno coinvolgente nello sviluppo sino a quando finalmente non resta da solo un pianoforte dimesso che avanza nella nebbia, a cui tromba ed elettronica aggiungono ombre e fantasmi. Kirtikimukha (Hearts/Cuori) nuovamente indugia su schemi matematici con un afflato quasi hardcore, senza essere però particolarmente incisiva o tagliagole come sarebbe necessario in questi casi, poi lascia campo aperto al tenore e agli archi fino a che nuovamente il magma non si organizza attorno a una figura ritmica minimale ed ossessiva, attorno alla quale fioriscono fragori e dissonanze, per i ritornare infine da capo. Il numero finale è di nuovo a firma di Duccio Bertini e ancora sono solo gli archi: Elegia, dolente e sobria nel sorvegliare la furia degli elementi come nel celeberrimo quadro Il Viandante sul mare di nebbia di Capsar David Friedrich.
Un bel disco, denso di spunti interessanti, suonato da ottimi musicisti (Zanuttini e Stermieri brillano), dimostrazione di una mente aperta, libera e curiosa e di un talento multiforme, sebbene in alcuni frangenti l’ispirazione sia discontinua. Come lo stesso Cusa scrive nel CD, «Ho voluto miscelare la natura ambivalente di alcune mie vecchie composizioni con le nuove partiture, sempre in bilico tra azzardo e parsimonia. Meglio avere per amico un baro che un ragioniere»: su questo non potremmo essere più d’accordo, ma visto che parliamo di gioco e di invenzione, cosa accadrebbe se un giorno la Regina di fiori uscisse dalle carte e distruggesse tutte queste ipotesi? Saremmo curiosi di ascoltarlo.
Recensione FC & THE ASSASSINS "Black Poker" per la rivista polacca MULTIKULTI - il:2019-03-13
Avant Jazz / Free Improvisation / Avant-Garde
premiera polska: 2018-12-27
opakowanie: kartonowe etui
opis:
multikulti.com - ocena * * * *:
Włoski kwartet free improve, występujący pod zgrabną nazwą The Assassins/Zabójcy (Francesco Cusa - perkusja, Giulio Stermieri - fortepian, Flavio Zanuttini - trąbka i Giovanni Benvenuti - saksofon tenorowy) w zaskakującej kooperacji z kwartetem smyczkowym Florence Art Quartet (Daniele Iannaccone, Lorenzo Borneo - skrzypce, Agostino Mattioni - altówka i Cristiano Sacchi - wiolonczela).
Osiem kompozycji, z czego siedem autorstwa lidera, Francesco Cusa i jedna ("Elegia") Duccio Bertiniego, klawiszowa, który jako gość specjalny pojawia się w niej. Całość brzmi zaskakująco jednorodnie, takie kolaboracje zazwyczaj mają wbudowany jakiś błąd, muzycy szukając złotego środka, balansu pomiędzy dwoma światami, wolnej improwizacji i muzyki komponowanej trafiają na koturnową, sztuczną ślepą uliczkę, tworzą w efekcie bardzo wycelowane formy. Tutaj Francesco Cusa ma zdecydowany wpływ na całość aparatu wykonawczego, i o ile The Assassins/Zabójcy znani są ze swojego porywczego artystycznie charakteru, o tyle członkowie Florence Art Quartet już nie. Jednak na płycie "Black Poker" grają z rytmiką dość swobodną, jakby improwizacyjną, dlatego słuchacz nie ma dysonansu poznawczego, obcuje z formą jednorodną. Lider, perkusista wie, że przy pozornie bezładnych improwizacjach, bardzo ważny jest rytm, bo porządkuje naszą ekspresję. Do tego wysoka ocena należy się także za walor kompozycyjny, Cusa to kompozytor, który ucieka nam, gdy tylko wydaje się, że już wiemy jak potoczy się dalsza narracja.
Passaggio radio per FC & THE ASSASSINS "Black Poker": a cura di Nicola Battista su RadiostArt. - il:2019-03-12
FC & THE ASSASSINS passano al min. 21 e 40 circa nella trasmissione condotta dal caro Nicola Battista su RadiostArt. Francesco Cusa & The Assassins – "Diamonds-Quadri", con Giovanni Benvenuti Flavio Zanuttini Giulio Stermieri Duccio Bertini e il Florence Art Quartet. Grazie per le belle parole che hai speso, Nicola.
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