Articolo su "Il Giornale" a cura di Guido Bosticco: Cusa, il batterista-produttore col pallino dei nuovi gruppi - il:2012-12-09
Ha inciso un cd con The Assassins e guida il collettivo Naked Musicians
Guido Bosticco - Dom, 09/12/2012 - 12:52
Poi dicono che i siciliani sono indolenti. Si vede che non hanno mai visto Francesco Cusa, Catania 1966, poi Bologna, laurea al Dams e da allora nemmeno un minuto fermo.
In questi giorni č in tour con una delle sue sei o sette formazioni. Batterista, compositore, scrittore, č in libreria da poco Novelle crudeli, (Eris Edizioni), in cui Cusa si distingue per un ironico cinismo nel raccontare le peggiori nefandezze umane, colte nella loro quotidianitŕ casalinga. E nella musica, per certi versi, mantiene questo tocco sinistro ed eternamente incalzante. The Assassins č il nome del trio con cui ha inciso il suo ennesimo disco, The Grace and the Beauty: fra quelli da musicista e quelli da produttore siamo quasi a 50 album. Perché se non ha le bacchette in mano, Cusa sta al timone del collettivo-etichetta ultra alternativo e no profit Improvvisatore Involontario, che reinveste tutti i proventi nelle nuove produzioni discografiche, fondato con i chitarristi Paolo Sorge e Carlo Natoli. Roba di avanguardia ma soprattutto di confine frai generi, che coinvolge artisti di mezzo mondo. Non necessariamente musica comprensibile solo agli addetti-adepti, ma anzi, sempre con una certa ironia anche nel riprendere materiali classici e rimestarli. Del resto The Assassins sembrano un mix fra i Goblin e il free jazz anni 70, il rock progressive e la contemporanea sfrenata. E poi?
Poi c'č Bassesfere, una delle piů brillanti associazioni musicali degli ultimi anni, che Cusa fondň con altri amici nel 1993, per poi rendersi indipendente, all'inizio del terzo millennio. Bassesfere ha base a Bologna, produce concerti, festival, promuove seminari e da un po' ha anche la sua etichetta (Bassesferec). Insomma una altro vulcano in movimento.
Ma non poteva bastare cosě. E allora Cusa ha pensato: tutti questi musicisti incontrati negli anni fra etichetta, concerti e collettivo, perché non li raduno in un unico gruppo? E cosě fu, piů o meno. Da qui nacque Naked Musicians, formazione stravagante fatta di professionisti e dilettanti, che vive sotto la direzione di Cusa il quale, con gesti convenzionali molto precisi (c'č una gallery divertentissima sul sito www.francescocusa.it), conduce le improvvisazioni totali di questa orchestra, che non poteva che essere quindi definita «improrchestra».
Fabio Ciminiera Francesco Cusa The Assassins special guest Piero Bittolo Bon @ Zingarň - il:2012-12-09
Scritto da Fabio Ciminiera
Francesco Cusa The Assassins special guest Piero Bittolo Bon @ Zingarň Jazz Club.
Faenza, Zingarň Jazz Club - 5.12.2012
Francesco Cusa: batteria
Flavio Zanuttini: tromba, live electronics
Luca Dell'Anna: organo Hammond
Piero Bittolo Bon: sax alto
The beauty and the grace č la prima uscita discografica di The Assassins, il nuovo contenitore musicale di Francesco Cusa. Il batterista e compositore riporta all'interno di questo progetto molti degli input sviscerati giŕ nel precedente Skrunch, come il rapporto sviluppato tra scrittura e improvvisazione, fatto di esplosioni, veloci cambi di inquadrature, una forte dinamica emotiva nel corso dei brani e dell'intero concerto. Il passaggio dal quintetto al trio, pur mantenendo l'assenza del basso, accoglie con l'elettronica e le potenzialitŕ dell'organo Hammond una attenzione al groove meno sottolineata dall'incontro di chitarre, trombone e sax di Skrunch. Altro aspetto che resta immutato č la ruvida e iconoclasta ironia nella scelta dei titoli.
Francesco Cusa - insieme a Flavio Zanuttini alla tromba e all'elettronica, Luca Dell'Anna all'organo Hammond e Piero Bittolo Bon al sax alto, peraltro ospite in tre tracce del disco - ha portato il repertorio di questo nuovo lavoro sul palco dello Zingarň Jazz Club di Faenza in un concerto intenso e concentrato. Una musica complessa, anche contorta, ricca di spunti ritmici e basato su una scrittura serrata.
Swing, groove, funky, figurazioni ritmiche disegnate e ben individuabili all'ascolto si intrecciano cono unisono e obbligati davvero stretti e rigorosi e parti libere affidate ai fiati. La battuta facile - "picchiano come assassini" - si riflette non tanto sui volumi, comunque piů forti della media, quanto sull'intensitŕ e sulla precisione della costruzione del concerto. Il dettato delle composizioni di Cusa viene risolto sempre con proprietŕ e sicurezza da Dell'Anna, Zanuttini e Bittolo Bon: i musicisti delle nuove generazioni, lo si ripete spesso, hanno un controllo totale e talmente preciso dello strumento, una capacitŕ di lettura e la possibilitŕ di esprimere attraverso queste potenzialitŕ davvero in modo fedele quanto la partitura prevede e di essere in grado di disimpegnarsi con efficacia negli assolo.
E le capacitŕ dei quattro musicisti sono il viatico per rendere in maniera esemplare e totalmente aderente alle intenzioni di partenza e al proprio "credo" espressivo il repertorio articolato e ricco di rimandi musicali ed extramusicali di The beauty and the grace, la possibilitŕ di vederlo scaturire in una esecuzione "verace". L'assenza del basso, senza perderne perň la funzione, viene sfruttata come spazio a disposizione degli interpreti e viene "coperta" dagli effetti elettronici, dalla mano sinistra dell'hammondista e dalla cassa della batteria. E soprattutto diventa uno degli espedienti utile per trovare una possibile sintesi e far convivere la libertŕ e le influenze contemporanee da una parte e i tanti riferimenti alla tradizione del jazz presenti nella concezione del progetto.
Le varie sfaccettature di Francesco Cusa trovano una sponda nelle repentine trasformazioni di The Assassins, cosě come nelle viscerali visioni melodiche di alcuni brani. Ma anche nella passione per una tradizione che, come detto, emerge in modo sintomatico ed essenziale tra le pieghe dei brani e dalla contestuale e istantanea necessitŕ di scardinare in modo irriverente stilemi e convenzioni.
Recensione di: ITALIAN SURF ACADEMY: "The American Dream (2012)" per All About Jazz (Vincenzo Roggero) - il:2012-12-05
Marco Cappelli's Italian Surf Academy | Mode Records (2012)
di Vincenzo Roggero
Il gotha degli autori italiani di musica da film, periodo fine anni sessanta inizio settanta, riunito in questa incisione dal chitarrista Marco Cappelli che, con quei film e con quella musica, č cresciuto, sognando praterie sconfinate, cavalieri intrepidi, surfisti spericolati impegnati in evoluzioni sotto lo sguardo ammiccante di ragazze mozzafiato. E naturalmente le chitarre dei Beach Boys e di Dick Dale come colonna sonora.
E' quello che succede in The American Dream che non č una italica versione della surf music californiana ma un'idea che recupera alcune perle musicali da film come "5 Bambole per la Luna d'Agosto" e "Danger: Diabolik " di Mario Bava, "Il Buono, il Brutto e il Cattivo" di Sergio Leone, "Sesso Matto" di Dino Risi, riproponendole sotto una luce assolutamente inedita. I temi rimangono fortemente connotati, con ritornelli difficili da dimenticare ma i tre musicisti hanno dalla loro la consuetudine ad andare oltre la superficie, a frullare gli elementi con inventiva ed ironia, a stravolgere i luoghi comuni.
Ci troviamo cosě difronte ad una proposta musicale che funziona autonomamente, fortemente connotata dalla creativitŕ del trio, a prescindere dal legame solido e affettuoso con i modelli originali. Prendete "The Sundown/San Antonio Mission" dal citato film di Leone, brano che evoca sě paesaggi western ma conditi da una visionarietŕ che flirta con l'avanguardia e con il folklore mediterraneo. Oppure il rockabilly sbarazzino di "Cinque bambole" tramutato ritmicamente e timbricamente in un spiritato convegno di amanti del bel canto. Ma č "Sesso Matto" la traccia che incarna al meglio lo spirito della registrazione. La voce di Gaia Mattiuzzi si sbizzarrisce in evoluzioni orgasmiche su una ritmica funky che pompa adrenalina a tutto spiano, con la risata prorompente quale miglior istantanea possibile di The American Dream.
Visita il sito di Marco Cappelli's Italian Surf Academy.
Valutazione: 3.5 stelle
Elenco dei brani:
01. Eva Kant (Cappelli); 02. Django (Bacalov); 03. Cinque Bambole (Umiliani); 04. The Sundown/S.Antonio Mission (Morricone); 05. Sesso Matto (Trovajoli); 06. Deep Deep Down (Morricone); 07. Tiffany Sequence (Ortolani); 08. Blood and Black Lace (Rustichelli); 09. Driving Decoy (Morricone); 10. Secret Agent Man (Barri/Sloan).
Musicisti:
Marco Cappelli (chitarra elettrica); Luca Lo Bianco (basso elettrico); Francesco Cusa (batteria); Gaia Mattiuzzi (voce in #5,6).
Stile: Inclassificabile
Pubblicato: 05-05-2012
Altre recensioni di The American Dream.
recensione di The Assassins a cura di Nicola Pozzi per Il Giornale della Musica - il:2012-12-04
Novara punta sui collettivi. Dopo Piero Bittolo Bon, esponente di punta del collettivo El Gallo Rojo, ora a calcare il palco di Novara Jazz Winter arrivano gli "assassini" di Francesco Cusa. Un progetto che ruota nell'orbita del collettivo/etichetta Improvvisatore Involontario raccogliendo le esperienze e le idee compositive sviluppate in Skrunch, il precedente sestetto di Cusa. Ma la dimensione del trio porta inevitabilmente a un maggiore gioco di squadra: pochi spazi per l'espressione solistica e piů attenzione agli sviluppi dinamici, ai contrasti, alle reciproche integrazioni. Tromba e batteria disegnano ostinati e intrecci poliritmici mentre l'hammond sorregge la struttura con il suo registro ampio e la flessibilitŕ del suono. E dove non basta l'hammond ci pensa l'elettronica ad ampliare gli spazi e a creare le profonditŕ. Inevitabili i richiami agli anni Settanta, al funk e al jazz elettrico: temi rapidi, nervosi, spezzati, suonati all'unisono, che trafiggono l'aria e sorprendono per i frequenti e improvvisi cambi di mood. Musica spietata, che ti coglie all'improvviso e ti stringe come una garrota fino alla fine del concerto. Una manciata di lunghi brani, tutti a firma di Cusa, tratti da The Beauty and the Grace, il recente disco d'esordio del trio. Da segnalare la splendida "Coca Colon (Disco Infermo)" che cala lo spettatore in lente e distese atmosfere noir e anche se sembra allentare la presa tiene comunque il coltello sempre puntato alla gola.
Nicolň Pozzi
TRY TRIO AL TORRIONE DI FERRARA - il:2012-11-13
Try trio per Happy Go Lucky Local
Nuovo incontro jazz per i lunedě del Torrione San Giovanni
La proposta del Jazz Club Ferrara per il nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local - questa sera, lunedě 12 novembre, ore 21.30 – č la personalissima versione della formula pianoless ad opera del Try Trio, costituito da tre dei piů interessanti musicisti del panorama jazzistico nazionale: Nicola Fazzini, Gabriele Evangelista e Francesco Cusa.
L’estro di Nicola Fazzini si fonde alle spiccate doti del giovane Gabriele Evangelista e alle sperimentazioni ritmiche di Francesco Cusa in una nuova formazione pianoless: il Try Trio, formula tra le piů affascinanti e impegnative del jazz. Il percorso di Nicola Fazzini, classe 1970, si contraddistingue per lo spirito di ricerca e per l’interesse verso la contaminazione di generi musicali e artistici in genere (Klezmer, Reggae, ecc.), velleitŕ che hanno condotto l’artista a formarsi e a strutturare la propria carriera di sassofonista prima in Austria, poi in Francia nella capitale. Direttore artistico della rassegna Jam e apprezzato docente, Fazzini fa parte di svariate e prestigiose realtŕ musicali quali la Lydian Sound Orchestra, diretta da Riccardo Brazzale e della Thelonious Monk Big Band diretta da Marcello Tonolo, oltre a dirigere il proprio quartetto costituito da Riccardo Chiarion, Stefano Senni e Tommaso Cappellato. Numerose le collaborazioni con grandi protagonisti del panorama jazzistico nazionale ed internazionale, quali: Paul Jaffrey, Eliot Zigmund, Steve Swallow, Carla Bley e le partecipazioni ad accreditate rassegne musicali.
Dal giovane Gabriele Evangelista si evince l’indiscussa qualitŕ, al punto da essere parte integrante (dal 2010) del quintetto di Enrico Rava – Enrico Rava Tribe – e del progetto L’Opera va, nonché del trio capitanato da Roberto Gatto, insieme ad Alessandro Lanzoni. Jazzista tra i piů richiesti, vanta numerose collaborazioni a fianco di importanti artisti e partecipazioni a prestigiosi festival in Italia e all’estero.
Il batterista e compositore di origini siciliane, Francesco Cusa, č considerato uno dei migliori strumentisti del Belpaese. Leader e co-leader di svariate formazioni, si contraddistingue per sperimentalismo ritmico e una spiccata creativitŕ di linguaggio. Impegnato in affascinanti progetti di sonorizzazione di film muti e colonne sonore per il cinema, Cusa vanta collaborazioni con artisti del calibro di: Paolo Fresu, Kenny Wheeler, Steve Lacy, Tim Berne e molti altri. Questo interessante trio presenterŕ al pubblico del Torrione San Giovanni la propria personalissima versione della formula jazzistica pianoless, sfida non semplice se si avanzano paragoni con esempi passati e recenti della storia del jazz: il mitico trio Rollins, Brown e Manne, o il recente Fly, costituito da Turner, Granadier e Ballard. L’assenza dello strumento armonico rappresenta quel quid utile a disegnare una musica dalle linee libere, imprevedibili e originali. Un appuntamento intrigante quindi, al quale sarebbe un peccato mancare.
Infoline: 339 788626. www.jazzclubferrara.com
Ad impreziosire ulteriormente l’appuntamento di lunedě 12 č il ricco aperitivo a buffet del Wine Bar del Torrione – a partire dalle ore 20.00 – accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Vibranti jam session seguono, come di consueto, il concerto.
Recensione in cecoslovacco ITALIAN SURF ACADEMY a Ny: "Little Field" - il:2012-10-31
Surfařská akademie a keramický pes
Brooklynský klub Littlefield mi v mnohém připomněl bývalý brněnský Tetrahydroclub – kromě toho, že v Littlefieldu všechno organizačně klapalo a člověk se nebál jít na záchod. Marco Cappelli a především Marc Ribot slibovali silný zážitek a nezklamali ani v nejmenším.
Marco Cappelli a jeho Italian Surf Academy odehráli jako předkapela set věnovaný jejich čerstvému albu The American Dream. Euroamerický přístup k převzatým melodiím bych charakterizoval jako spaghetti jazz, který si pohrává s tématy Ennia Morriconeho i surfařskou hudbou ze 60. let. Capelli základní materiál rozebírá na součástky, které potom impresionisickým způsobem znovu skládá dohromady. Dá se říct, že původní skladby spíš dekonstruuje než rekonstruuje, a při vší zábavnosti k tomu přistupuje intelektuálním způsobem. Zezačátku se mu trošku rozlaďovala kytara a myslím, že by jeho trio zasloužilo výraznějšího basistu. V závěru se přidala zpěvačka a improvizátorka Kyoko Kitamura, set se stylově posunul k Johnu Zornovi, kam do jisté míry směřoval od začátku, a připravil půdu pro Marca Ribota. Kitamura má dost ostrý tón, ale výborně frázuje a přesně intonuje.
Marc Ribot se jako kytarista objevil na nahrávkách Toma Waitse (do značné míry je tvůrcem charakteristického zvuku Rain Dogs) i Elvise Costella. Se svou kapelou Ceramic Dog hraje divokou směs improvizované hudby, free jazzu, hard core i elektroniky na vynikající technické i myšlenkové úrovni, o invenci ani nemluvím. Jednotlivé skladby srší nápady a Ribotovi spoluhráči kromě základní baskytary a bicích obsluhují brilantně i další nástroje (různé perkuse, druhou kytaru, Moog i jinou elektroniku). Ribot občas i zpívá a svůj nezpěvácký, ale zároveň muzikální projev dávkuje hodně uvážlivě, stejně jako ostatní složky. Hudba jeho tria působí naprosto živelně, člověk při ní ale ani na chvíli nepropadá pocitu, že už je snad něčeho příliš. Improvizované i připravené pasáže jsou perfektně načasované, střídají se kontrastní afekty. Jako sarkastický a jedovatý úšklebek působila nervní a drásavá verze standardu Take Five, zuřivý přídavek věnovaný legalizaci stahování hudby vyvolal odezvu nadšenější o opravdový souhlas publika. Díky tomuto večeru jsem se mohl v syrové podobě setkat s jedním z proudů, na nichž se veze Tom Waits – obratný tulák, který se před každým koncertem vyválí v umělém, vydezinfikovaném prachu.
Marco Cappelli’s Italian Surf Academy (+ Kyoko Kitamura, zpěv), Marc Ribot’s Ceramic Dog. 26. 10. 2012, Littlefield, Brooklyn, New York.
Štítky: alternativa, Exhibice nové hudby, koncert, New York
Italian Surf Acedemy recensito da Internazionale. - il:2012-10-30
http://www.internazionale.it/opinioni/pier-andrea-canei/2012/10/30/124932/
Pier Andrea Canei
Č un giornalista italiano-austriaco. Lavora a Style, il mensile del Corriere della Sera, e collabora con La Lettura e Io Donna. Scrive la rubrica “Playlist” per Internazionale.
Casi choosy
30 ottobre 2012 09.00
1. Goran Bregović (feat. Eugene Hutz), Be that man
Il matrimonio s’aveva da fare, ed č ovviamente uno di quegli affari con il bassotuba zumpa zumpa, la vodka incontinente, i matti le salsicce i gatti da cortile le fanciulle da fienile: in un campo minato tra Sarajevo e Kiev si uniscono il vate delle bande balcaniche e il tenutario dei Gogol Bordello. E brindano (a Champagne for gypsies, come da titolo del nuovo album di Bregović) alla loro mascolinitŕ slava, tutta sobbalzi scatti di violenza sbronze tristi e slanci poetici. Nasdrovje, o come diamine si dice; questa roba suona sempre bene.
2. Marco Cappelli’s Italian Surf Academy (feat. Gaia Mattiuzzi), Deep deep down
Cappelli, strumentista napoletano, cavalca da maestro le chitarrine sixties surf stile Dick Dale, ciulate agli Stati Uniti da Ennio Morricone per farne un arredo centrale del cinema manigoldo e stiloso dei Django e dei Diabolik (rivedere il film di Mario Bava, annata 1968), poi saccheggiato da Quentin Tarantino, e da musicisti come John Zorn e Marc Ribot. Bottino rinvenuto e rivenduto, nell’album The american dream, agli stessi States. Con la Mode Records e il plauso del Wall Street Journal.
3. Pharm, L’africano
Folate di spirito Morricone/Zorn circolano anche in questo collettivo di romani choosy, educati a colonne sonore, avantjazz ed elettronica sperimentale, artefici di progetti multimedia commercialmente un po’ hopeless (sempre per dirla in slang Torino/Detroit), ma avere in formazione un addetto alle “videomanipolazioni” non ha prezzo. Per chi ama immergersi in ascolti avventurosi, il loro album senza titolo – sonoritŕ in cerca di cineasti futuristi, mix di improvvisazioni in studio e performance dal vivo – ha un suo magnetismo Diabolik.
Internazionale, numero 972, 26 ottobre 2012
ITALIAN SURF ACADEMY su "DOWNBEAT", BY HILARY BROWN - il:2012-09-06
Marco Cappelli’s Italian Surf Academy, The American Dream
(Mode Records)
Think of Italian guitarist Marco Cappelli’s new album as a mixture of Dick Dale and John Zorn, or perhaps a far-out musical crossbreeding of the Ventures with a mind-blowing, avant-garde jazz education. Whether you’re touring the seaside cobblestone streets of Calabria via Vespa scooter or surfing the swells of Manhattan Beach, balance is crucial. And in this heady amalgam of 1950s and ’60s American surf rock, psychedelia and folkloric Italian melodies, Cappelli and his Italian Surf Academy have embraced that concept wholeheartedly. Throughout the 10 tracks on The American Dream, Cappelli alternates between Mediterranean-inspired ax lines and trem-heavy West Coast tones, while occasionally shredding a track down to its core with painstaking distorted noise. Cappelli is often catalogued in the same file as Nels Cline and Marc Ribot, and that comparison is not far off. (He’ll hit the stage with Ribot’s Ceramic Dog outfit at the Brooklyn venue Littlefield on Oct. 26.) Bassist Luca Lo Bianco and drummer Francesco Cusa—who are both in the group Naked Musicians—provide a steady rhythmic wave for Cappelli to ride smoothly to shore, but on the reggae-influenced, highly syncopated “Cinque Bambole” and the free-jazz-on-acid spine-chiller “Blood On Black Lace,” they churn up a few contrapuntal rip currents, which Cappelli navigates with ease. All the songs here are from Italian composers, except for a straight-shooting version of Johnny Rivers’ 1966 hit “Secret Agent Man.” A rendition of Ennio Morricone’s The Good, The Bad And The Ugly theme is true to form, proving that some tidbits of culture are borderless. The most fascinating elements of The American Dream are, ironically, not precisely American: the mandolin-reminiscent refrains on “Django” or the sophisticated tinge of old-school Italian within the confines of old-fashioned rock ’n’ roll, such as vocalist Gaia Matteuzzi’s operatic, euphoric groundswell on “Sesso Matto.” It’s the musical equivalent of pouring Peroni into pineapple juice, and the resulting concoction is oh-so-tasty. A music video for “Django” can be viewed here.
Recensione di: ITALIAN SURF ACADEMY: "The American Dream (2012)" per l'americana AMN Reviews - il:2012-08-20
AMN Reviews: Marco Capelli´s Italian Surf Academy – The American Dream (Mode Avant)
August 17, 2012 — nepets
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Reliving that extended era of benign American cultural imperialism, when war-weary Europeans embraced the smiling plastic fantastic of the movie and music industries – the West coast, the Ventures, the Pacific Ocean curls, Dick Dale, the sunny days, the sunset – all bathed in reverb.
Although Italian cinema became world renowned from the moment the war ended with neorealist movies like “Rome: Open City” and “The Bicycle Thief”, you gotta have pop, too, and as anywhere, escapism is always in demand. Imitation is the greatest form of flattery, and more than any others, the Italians seemed enchanted and determined to recreate that American dream on its own soil – even the brutal and confrontational scenarios of the Wild West. In one of those great boomerang effects of cultural transmission, the style and scoring of the first “spaghetti Westerns” by Sergio Leone and Ennio Morricone exported well to the States and Morricone´s characteristic style in particular became “the” sound of the Hollywood Western film.
Capelli´s album is an homage to those old movies, those summertime days of freedom, beach bunnies and overabundance – in Italy featuring more stylish sunglasses, more revealing bikinis and more vespas – by reinterpreting a selection of tunes drawn from the scores of domestic exploitation flicks (including one riotously dialogue-sampled heist flick) spanning the mid-sixties and early seventies. There is also a tip of the hat to television with a single American cover, ”Secret Agent Man”. Vocalist Gaia Mattiuzzi appears on two tracks, faithfully recapturing sky-eyed sixties pop on one track, letting her eroticized, improvisational freak flag fly on the other.
Citing colleague Marc Ribot, Capelli is adament in insisting that without understanding the surf sound, you can´t understand the electric guitar. He certainly puts it through its paces, and anyone expecting anything more than flashes of fealty to the originals is in for a big disappointment. With a rhythm section consisting of the obliging Luca Lo Bianco and Francesco Cusa, he certainly moondogs that catgut. He´s loopy when he´s been out too long in the sun, dead serious when he means business, seductive when there´s a lady around and has that Duane Eddy twang down pat. Bitchin, ragazzi!
http://www.moderecords.com/catalog/013_avant_capelli.html
Stephen Fruitman
recensione di: ITALIAN SURF ACADEMY: "The American Dream (2012)" per l'americana AUDIOPHILE & AUDITION - il:2012-08-20
Marco Cappelli’s Italian Surf Academy – The American Dream – Mode
From Morricone to “Secret Agent Man”: reverbed electric guitar music with an Italian, experimental tilt.
Published on August 19, 2012
Marco Cappelli’s Italian Surf Academy – The American Dream – Mode MOC-CD-A13, 47:24 [7/31/12] ***1/2:
(Marco Cappelli– electric guitar; Luca Lo Bianco – bass guitar; Francesco Cusa – drums, percussion; Gaia Matteuzzi – vocals (tracks 5, 6))
Italian guitarist Marco Cappelli’s surf-tinted release, The American Dream, is subtitled as “music of a different mode” and that is an apt description of the ten tracks created by his trio, Marco Cappelli’s Italian Surf Academy. Cappelli’s instrumentals (with vocal assistance on two tracks) are not what surf music traditionalists may expect (the pieces skew closer to avant-garde jazz akin to John Zorn or Marc Ribot than the Ventures), and there is only one tune, Johnny Rivers’ “Secret Agent Man,” which typically shows up on surf music set lists: it is also the only American cover. Mostly, Cappelli generates unique translations of material from his native land by film composers such an Ennio Morricone, Luis Bacalov, Carlo Rustichelli, Riz Ortolani and Piero Umiliani, who all scored Italian spaghetti westerns, exploitation movies, comedic flicks and more: they often utilized melodic and/or instrumental shadings culled from surf music, spy/adventure soundtracks and likeminded sources. It was these roundabout influences which ultimately led Cappelli to coordinate this record.
Cappelli studied music in Italy and has worked in the classical, free improv and avant-garde scenes with Enrico Rava, Elliott Sharp, Markus Stockhausen and others, issued three solo guitar CDs, recorded with his Ensemble Dissonanzen, and is associated with Zorn’s Tzadik label. Everything gelled after Cappelli moved to New York to be nearer to other artists with a mutual empathy. His friend Ribot inspired Cappelli to think about American surf music, “The repertoire was in my background,” Cappelli said. “The challenge was to mix my improvisational approach with this kind of stuff.” The eventual result was this trio project: Cappelli on electric guitar, electric bassist Luca Lo Bianco (who has also collaborated with Sharp, is a member of the collective Naked Musicians and, like Cappelli, has classical music experience) and drummer Francesco Cusa (who also is in the Naked Musicians cooperative and has performed with Kenny Wheeler, Steve Lacy, Tim Berne and others).
The proceedings commence with Cappelli’s sole original, “Eva Kant,” a two-minute, solo guitar sortie filled with trepidation and dread, open feedback, distortion, reverb, echo and a tormented effects box. The short cut is titled after a female character from the Italian Diabolik comic book series and Mario Bava’s subsequent 1968 movie, Danger: Diabolok, starring the anti-hero of the same name. Presumably that film had a large impact on Cappelli, since he also converts two Morricone pieces from the soundtrack. Up first is the 1960s pop pastiche, “Deep Deep Down,” with Gaia Matteuzzi on guest Italian vocals, although the tune’s midsection is flipped into an ascending, reverb-flushed instrumental break. The trio returns to the pop arrangement for the song’s ending. More modernistic is “Driving Decoy,” which has a progressing pulse and features Cappelli’s subtle to muscular six-string bending. The threesome’s anxiety-drilled music is overlaid with overdubbed English dialogue from the motion picture, which puts the music into context but also seems superfluous. Bava was a major figure in Italian film culture, so it is no surprise the Italian Surf Academy renders other themes connected with the director. They reorganize Umiliani’s “Cinque Bambole,” found on Bava’s 1970 whodunit/murder picture 5 Bambole per la Luna D’agosto (English translation, Five Dolls for an August Moon). While the arrangement uses a traditional Italian melody as an initial aspect, the threesome quickly dispense with the melody and pivot to a lightly strident tone which pushes toward progressive rock terrain. Rustichelli’s central refrain for Bava’s 1964 notorious stalk-and-kill flick, Blood and Black Lace, retains a lingering sinisterly quality, made via Cappelli’s understated but eerie guitar effects and Lo Bianco’s sidling bass parts: you can almost feel a masked predator lurking in a nearby shadowed area.
The longest and one of the best tracks is a Morricone medley of “The Sundown/San Antonio Mission,” from Sergio Leone’s The Good, the Bad and the Ugly (1966). Cappelli, Lo Bianco and Cusa dissect and deconstruct Morricone’s melodic lines, sometimes replicating them with poignancy and at other times shredding the music into dissonant threads. The number’s second half is lyrical, while the first half is nervous and apprehensively tingling, like violence just waiting for a trigger. Another fine effort from the spaghetti western genre is Bacalov’s main title theme from Sergio Corbucci’s 1966 release, Django, where the three musicians mesh surf music influences (there’s some Dick Dale styling at the beginning which is echoed at the conclusion) and unpredictable avant-garde leanings which show some Zorn-ish and early Bill Frisell predilections. The most famous track is probably “Secret Agent Man,” with the definitive guitar riff which alludes to John Barry’s James Bond theme, and has been covered by seemingly everyone, from Bruce Willis to Devo. This is where the Italian Surf Academy is truest to the established surf music genre, with a revised reworking which will nonetheless appeal to purists.
TrackList: Eva Kant; Django; Cinque Bambole; The Sundown/San Antonio Mission; Sesso Matto; Deep Deep Down; Tiffany Sequence; Blood and Black Lace; Driving Decoy; Secret Agent Man.
—Doug Simpson
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